Schengen, lo schiaffo danese “Controlli alle nostre frontiere”

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BERLINO – La nuova destra xenofoba impone per la prima volta in un paese dell’Unione europea il ripristino sistematico dei controlli ai confini, una sospensione di fatto di Schengen cioè delle frontiere aperte in Europa. Lo schiaffo viene dalla ricca Danimarca, nelle statistiche la nazione più felice del mondo, il duro segnale di blindare la Ue al suo interno, di dividerla con nuovi Muri. E i nazionalpopulisti di destra, che con il loro partito danese Dvp, membro della coalizione di minoranza di centrodestra, dettano legge su tutti i temi-chiave a Copenaghen, cantano vittoria in tutto il Vecchio continente. 
Nasce un nuovo Muro, un Muro antistraneri e “law and order” nel nord Europa, alla vigilia della riunione di oggi dei ministri dell’Interno dell’Unione. E in vista dell’appuntamento il titolare tedesco, Hans-Peter Friedrich (Csu, cristianosociale bavarese, partner di destra della Cdu di Angela Merkel) chiede in un’intervista che esce oggi su Die Welt che anche in Germania e in altri paesi Ue divenga possibile «introdurre controlli al confine temporanei e adattare in modo flessibile gli accordi di Schengen a situazioni eccezionali create dalla pressione di inabituali flussi migratori», pur «senza perdere di vista l’accordo di Schengen stesso». Friedrich ribadisce inoltre il suo no a ripartire i profughi tra paesi Ue. 
Formalmente – dicono i danesi – non sono pieni controlli di documenti alla frontiera, ma controlli doganali. I quali, però, è ovvio che daranno a ogni doganiere e poliziotto dovere e diritto di verificare documenti, bagagli e tutto. La decisione è stata annunciata ieri dai portavoce dell’esecutivo del premier Lars Loekke Rasmussen. La più loquace, ed esultante, ieri a Copenaghen, era la leader della nuova destra, la signora Pia Kjaersgaard, nota per la sua battuta «quando incrocio un passante musulmano vado sul marciapiede opposto»: «È una misura dettata dalla più elementare ragionevolezza», ha detto. L’obiettivo è «fermare i criminali dall’Europa orientale e i profughi spinti dall’emergenza economica». Il Muro doganale-anti-extracomunitari danese nascerà  per direttissima: entro tre settimane, prima delle vacanze estive. 
La Kjaersgaard ha dovuto cedere solo su una delle sue richieste: issare simbolicamente di nuovo i paletti confinari. Ma le decisioni restano severissime. I controlli doganali in entrata e in uscita saranno ripristinati in tutti i valichi di confine con la Germania, sul grande ponte di Oresund che collega Danimarca e Svezia, sui treni eurocity, sui pullman in viaggio, sui traghetti e ovviamente negli aeroporti. Anche con nuovi apparati per scannerizzare le targhe delle auto.
Il resto della Ue appare colto di sorpresa. Protesta solo, per il Ppe, il tedesco Manfred Weber. «Se vogliono, i danesi lascino Schengen e poi si accorgeranno degli svantaggi», denuncia.


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