Si studia vicino casa: il 51% si laurea in provincia

by Sergio Segio | 27 Maggio 2011 13:08

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“La documentazione ampia, aggiornata disponibile e’ supporto importante per esprimere valutazioni fondate sul processo riformatore, tanto piu’ in questo periodo che vede una parte consistente dei mondo universitario impegnato nella riscrittura degli statuti di ateneo- dichiara Andrea Cammelli, professore di Statistica dell’Universita’ di Bologna e direttore di AlmaLaurea- L’analisi attenta della qualita’ e della valutazione che del sistema universitario ci restituiscono i principali protagonisti rappresenta pur sempre la base indispensabile per ogni seria verifica e per ogni sforzo progettuale proiettato nel futuro. Per questo vale intanto la pena leggerla questa documentazione, sottraendosi cosi’ all’insidia piu’ diffusa anche nel mondo accademico: il rischio, come avvertiva Norberto Bobbio, di dare l’impressione di persone che sanno benissimo come la societa’ italiana deve essere, ma non sanno assolutamente com’e'”.

Si parte subito da una considerazione: i laureati italiani sono “in eccesso”? Il rapporto definisce l’Italia come un Paese in ritardo a proposito della soglia educazionale del Paese a livello internazionale. Ancora fra i neodottori del 2010, la laurea e’ entrata per la prima volta nelle famiglie di 72 laureati su cento (75 su cento fra quelli di primo livello). Cio’ e’ avvenuto anche per effetto dell’ampliarsi della popolazione che ha potuto accedere agli studi universitari provenendo da ambienti sociali meno favoriti. Ne’ il fenomeno e’ rimasto circoscritto ai tradizionali protagonisti dell’universita’, i giovani di 19 anni che sono tra l’altro in calo all’anagrafe (meno 37% dal 1984 al 2010).

Le nuove offerte formative hanno avvicinato agli studi una popolazione di eta’ adulti. Ma l’andamento delle immatricolazioni mostra che l’espansione della fascia adulta, che si e’ verificata dal 2001-2005, e’ ora ridimensionata. E ogni scenario futuro non puo’ che fare riferimento all’andamento delle immatricolazioni ridottesi negli ultimi sette anni del 13%. Una riduzione dovuta all’effetto combinato di molti fattori: il calo demografico, la diminuzione degli immatricolati in eta’ piu’ adulta, il minor passaggio dalla scuola secondaria superiore all’universita’ (che aveva raggiunto il 74,5% nel 2002 e che nella documentazione piu’ recente – 2009 – e’ sceso a quota 65,7), il ridotto interesse dei giovani diciannovenni per gli studi universitari (solo il 31 % di loro vi si iscrive), la crescente difficolta’ di tante famiglie a sopportare i costi diretti ed indiretti dell’istruzione universitaria in assenza di una adeguata politica per il diritto allo studio.

In realta’ a lievitare, piu’ che i laureati sono stati i titoli universitari, passati dai 172 mila del 2001 ai 293 mila del 2009. Nella documentazione piu’ recente Oecd, relativa al 2008, il ritardo dell’Italia nel contesto internazionale emerge purtroppo in tutta la sua ampiezza: fra i giovani italiani di eta’ 25-34 i laureati costituivano il 20 per cento contro la media dei paesi Oecd pari a 35 (il 24% in Germania, il 38 nel Regno Unito, il 41 in Francia, il 42 negli Stati Uniti, il 55 in Giappone). Anche l’obiettivo strategico pari al 40% della popolazione di 30-34 anni laureata, che la Commissione Europea ha individuato come me’ta da raggiungere entro il 2020, (obiettivo gia’ raggiunto da quasi la meta’ dei paesi dell’Unione Europea), per il nostro Paese risulta ancora lontano. Non solo: nella fascia di eta’ 30-34 anni, strategica per realizzare la societa’ della conoscenza e per competere a livello internazionale, fra il 2004 e il 2009 la presenza di laureati in Italia e’ cresciuta solo dal 16 al 19%. (DIRE)

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Almalaurea: studenti del linguistico e ingegneri i più veloci a laurearsi

 Roma – Studenti di facolta’ come quelle linguistiche e ingegneristiche sono i piu’ giovani a laurearsi, al contrario di futuri avvocati o insegnanti. E ancora: piu’ studenti chimico-farmaceutici frequentano le lezioni rispetto a quelli di gruppi giuridici. Sono alcuni dei dati emersi dal XIII Profilo dei laureati italiani, diffuso da Almalaurea. Nel rapporto si legge che i piu’ giovani a concludere gli studi risultano i laureati dei percorsi linguistico (24,6 anni), geo-biologico ed ingegneristico (entrambi a 24,7 anni) mentre l’eta’ piu’ elevata si riscontra fra i laureati dei gruppi insegnamento (28,5 anni) e giuridico (29,2). L’eta’ elevata alla laurea in questi due percorsi e’ pero’ riconducibile alla presenza – compresa fra il 15 e 16 per cento – di laureati che si sono immatricolati con un ritardo superiore ai 10 anni. Cosi’ concludono gli studi a meno di 23 anni 35-37 laureati su cento dei gruppi ingegneria, psicologico, chimico-farmaceutico, linguistico, scientifico, economico-statistico, mentre allo stesso traguardo non arrivano che 18 laureati su cento del gruppo insegnamento e solo 6 laureati su cento del gruppo giuridico.

Concludono nei tre anni previsti 67 laureati delle professioni sanitarie su cento e 39 laureati su cento dei gruppi chimico-farmaceutico ed economico- statistico. All’estremo opposto, restare in corso riesce possibile soltanto a 14 laureati su cento del gruppo giuridico e a 28 su cento di quello agrario. La frequenza alle lezioni varia fra l’83 e il 94% dei laureati del gruppo chimico- farmaceutico, dei neoingegneri e di quelli nelle professioni sanitarie e all’ estremo opposto, il 35 per cento dei laureati del gruppo giuridico.

Gli studi all’estero con i programmi Erasmus ha riguardato 22 neodottori su cento nel gruppo linguistico, 6,8 su cento nel gruppo politico-sociale, ma pochissimi (fra 1,3 e 1,8%) fra i laureati dei gruppi chimico-farmaceutico, medico-professioni sanitarie e insegnamento. Le esperienze di stage e tirocinio entrano nel bagaglio formativo di 92 su cento neodottori in agraria, 87 laureati del gruppo insegnamento, 85 di quello psicologico e delle professioni sanitarie, ma anche 48 laureati su cento del gruppo economico-statistico e perfino 31 neodottori su cento nelle materie giuridiche.

Si dichiarano decisamente soddisfatti del corso di studi concluso fra il 40 e il 38% dei laureati dei gruppi medico-professioni sanitarie, insegnamento e giuridico e all’estremo opposto, su valori dimezzati, 20 laureati su cento dei gruppi linguistico e architettura. Poco piu’ di un quinto dei laureati e’ rimasto decisamente soddisfatto dei rapporti con i docenti: soprattutto fra i laureati del gruppo medico-professioni sanitarie (28,5%) e di quello giuridico (26,5%).

Piu’ severo il parere dei laureati in architettura e ingegneria che solo nel 12 e 14% dei casi, rispettivamente, si dichiarano pienamente soddisfatti. La piena conferma dell’esperienza compiuta trova d’accordo il 75% dei laureati del gruppo scientifico e il 73% di quelli delle professioni sanitarie, 58 laureati su cento dei gruppi architettura e 51 del linguistico.

L’intenzione di proseguire gli studi varia tra il 94% dei neopsicologi e l’88% dei laureati del gruppo geo-biologico e il 64,5% dei laureati nelle professioni sanitarie. Alla laurea specialistica ambiscono l’82-87% dei laureati dei gruppi geo-biologico, ingegneristico e psicologico. Ma anche nei percorsi di studio che fanno registrare i valori piu’ bassi, l’attrattiva della laurea specialistica riguarda il 46% dei laureati del gruppo insegnamento, il 41% dei neodottori in educazione fisica e il 19% dei laureati delle professioni sanitarie. (DIRE)

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Almalaurea: studenti più bravi e più presenti

 Roma – Gli studenti universitari che frequentano con regolarita’ le lezioni sono aumentati, come e’ aumentata la quota dei giovani che terminano gli studi nei tempi previsti. È quanto emerge dal XIII Profilo dei laureati italiani, studio diffuso da Almalaurea. Il periodo di riferimento e’ quello che va dal 2004 al 2010.

Tra i laureati 2010, 72 su cento acquisiscono con la laurea un titolo che entra per la prima volta nella famiglia d’origine. Si accentua la tendenza a studiare sotto casa, soprattutto a causa dei costi in molti casi insostenibili per le famiglie. Nel 2010 oltre la meta’ dei laureati ha conseguito il titolo in una sede universitaria operante nella propria provincia di residenza: 51% rispetto al 49 (oltre due punti percentuali piu’ di quanto non avvenisse nel 2004). Aumenta invece, silenziosamente ma non per questo meno inquietante, il numero dei laureati che, rispetto ai fratelli maggiori del 2004, decide di varcare le Alpi ed anche l’Oceano anche per la preoccupazione di avere difficolta’ a trovare un’adeguata collocazione lavorativa in patria. Alla storica mobilita’ per studio/lavoro lungo la direttrice Sud-Nord che continua a caratterizzare il nostro Paese, si affianca, da qualche tempo, con una intensita’ crescente che registra le difficolta’ di crescita del Paese, quella verso i paesi esteri.

Piu’ che raddoppiata risulta la presenza nelle aule delle nostre universita’ di giovani laureati provenienti da altri paesi (poco meno di 7 mila nell’intero sistema universitario italiano).

Si accentuano determinati flussi di ingresso (oltre il 45% viene da Albania, Romania, Grecia, Camerun, Cina e Germania) verso specifici percorsi di studio (soprattutto lauree specialistiche a ciclo unico) ma la capacita’ attrattiva verso studenti esteri resta, nel nostro sistema universitario, molto al di sotto dei valori registrati in altri Paesi (poco meno di un terzo di quanto avviene nel complesso dei paesi Oecd).

I laureati pre-riforma del 2004 conseguivano il titolo a 27,8 anni contro i 26,9 anni relativi al complesso dei laureati 2010. Un valore che migliora al netto del ritardo all’immatricolazione: per il complesso dei laureati, l’eta’ alla laurea passa da 26,9 a 24,9 anni. La regolarita’ nel concludere gli studi negli anni previsti dagli ordinamenti, che era a livelli ridottissimi anche fra i laureati pre-riforma nel 2004 (15 laureati su cento), si e’ piu’ che raddoppiata ed e’ raggiunta oggi, complessivamente, da 39 laureati su cento (sino al 47,5% tra i laureati di secondo livello). La votazione finale, sia pure molto diversificata anche nell’ ambito dei medesimi corsi, rimane sostanzialmente immutata nei suoi valori complessivi (103 su 110 nel 2010) e raggiunge valori prossimi al massimo fra i corsi specialistici (108,1 su 110).

L’analisi delle condizioni di studio restituisce un quadro caratterizzato dal forte incremento della frequenza alle lezioni che per 68 laureati su cento (contro i 55 su cento del 2004) riguarda nel 2010 piu’ dei tre quarti degli insegnamenti previsti (sono 68 per cento per i laureati di primo livello; 72 per i laureati specialistici).

Aumentano anche le esperienze di lavoro condotte durante gli studi che, in misura crescente, risultano coerenti con gli studi intrapresi. Nel 2010 per 9,5 laureati su cento la laurea e’ stata acquisita lavorando stabilmente durante gli studi, soprattutto nelle aree insegnamento (22 per cento) e politico-sociale (18 per cento). Tirocini formativi e stage svolti e riconosciuti dal corso di studi sono un altro degli obiettivi strategici che segnalano una importante inversione di tendenza sul terreno dell’intesa e della collaborazione universita’-mondo del lavoro (pubblico e privato).

L’aumento di queste importanti esperienze, che nel 2010 hanno riguardato 57 laureati su cento (ne coinvolgevano 20 pre-riforma nel 2004), risulta positivo anche ad un’attenta analisi della qualita’. Dal confronto tra l’identikit dei laureati 2010 e 2004, emerge una figura di neodottore che ha investito meno tempo nella predisposizione della tesi/prova finale (in media da 8,4 fra i laureati pre-riforma del 2004 a 5,7 mesi), il che capita anche per i laureati specialistici, tenuti invece a elaborare una vera e propria tesi di laurea.

Emerge contemporaneamente una figura di laureato che vanta nel proprio bagaglio formativo, forse non solo per l’insegnamento formale impartito nelle aule universitarie ma anche per la pluralita’ delle agenzie formative che operano su questo versante, conoscenze linguistiche ed informatiche nettamente superiori a quelle possedute dai propri fratelli maggiori laureatisi prima della riforma. Tra il 2004 e il 2010 la conoscenza “almeno buona” dell’inglese scritto e parlato e’ aumentata di oltre 8 punti, mentre la conoscenza “almeno buona” di fogli elettronici, strumenti multimedia, sistemi operativi e word processor lievita di 13 punti o piu’. (DIRE)

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