Siria e repressione, l’Ue batte un colpo

by Sergio Segio | 10 Maggio 2011 9:50

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Scattano le sanzioni della Ue contro la Siria, la notizia è stata pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale dell’Unione. Nel mirino gli uomini del regime Assad ritenuti responsabili della “repressione violenta contro la popolazione civile”. Tredici le personalità  di spicco colpite con la misura del congelamento dei beni. In testa alla lista il fratello minore del presidente Assad, uomo di punta della guardia repubblicana e definito “principale responsabile della repressione dei rappresentanti”. Varato anche l’embargo sul fronte della vendita o la fornitura di armi. Nella Gazzetta si legge:  “sono vietati la vendita, la fornitura, il trasferimento alla Siria o l’esportazione in questo Paese di armamenti e materiale connesso di qualsiasi tipo, comprese armi e munizioni, veicoli e materiale militari, materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio, nonché materiale che potrebbe essere utilizzato a fini di repressione interna, da parte di cittadini degli Stati membri o in provenienza dal territorio degli Stati membri. Ovvero mediante navi o aeromobili battenti bandiera degli stessi”. Per quel che riguarda le misure volte a colpire direttamente gli uomini del regime, sulla Gazzetta si rende noto: “sono congelati tutti i fondi e le risorse economiche appartenenti, posseduti, detenuti o controllati dai responsabili della repressione violenta contro la popolazione civile in Siria e dalle persone fisiche o giuridiche o dalle entità  ad essi associate”. Oltre a Maher Al-Assad, fratello minore del presidente Assad e capo della guardia repubblicana, nell’elenco delle persone sanzionate figurano altre dodici figure: dal capo dei servizi segreti siriani Ali Mamlouk al ministro degli interni Mohammad Ibrahim Al-Chaar, dal capo della sicurezza politica Mohammed Dib Zeitoun al capo del’intelligence militare Abd Al-Fatah Qudsiyah. Tra i nomi anche quello dell’uomo d’affari siriano Rami Makhlouf: “associato al fratello del presidente Assad – si legge – finanzia il regime che permette la repressione dei manifestanti”.

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