Siria, raid porta a porta a Dera’a decine di morti nella città  sotto assedio

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L’esercito va di porta in porta, arresta ragazzini e donne, stringe d’assedio le città  della rivolta siriana. Il pugno di ferro di Bashar Al Assad continua ad abbattersi sui manifestanti che scendono in piazza ogni giorno per chiedere riforme. Ieri i soldati hanno preso saldamente il controllo della città  simbolo di Dera’a dopo averne percorso le strade con i carri armati e aver sparato sui manifestanti. Secondo attivisti dell’opposizione e alcuni testimoni che sono riusciti a rifugiarsi in Giordania i morti sono stati decine e dopo essersi assicurati il controllo della città  i soldati sono andati casa per casa per arrestare i giovani. Al tempo stesso il governo prova a far leva sulla delazione per rafforzare la repressione e propone un’amnistia a chi si consegnerà  e fornirà  informazioni sui leader delle proteste. Domenica sera il ministero dell’Interno si è rivolto ai «cittadini traviati» offrendo «esenzione da punizioni, ripercussioni legali e processi» in cambio «delle armi e di informazioni importanti per le autorità ». La sincerità  dell’offerta di amnistia è però messa in dubbio dall’ondata di arresti, fino a 600 secondo gli attivisti per i diritti umani, fatti dalle autorità  in tutto il Paese nelle ultime 48 ore. È tornata in prigione Diana Jawabra, tra le promotrici della rivolta per denunciare le violenze di Dera’a, già  arrestata subito dopo le prime proteste, a metà  marzo, e poi rilasciata lo scorso 27 marzo. La donna, 39 anni, è stata portata via da agenti che hanno fatto irruzione nella sua casa di Damasco con fucili d’assalto. Poco lontano, sempre nella capitale, centinaia di donne stavano manifestando in solidarietà  con la popolazione di Dera’a, dove l’esercito impedisce anche l’arrivo di viveri. «Togliete l’assedio ai bambini di Dera’a» si leggeva sui cartelli delle manifestanti, e «noi non siamo integraliste, non facciamo niente di male e non violiamo la Costituzione. Manifestare è un diritto legittimo». Un’attrice, Fadwa Souleimane, ha raccontato all’agenzia di stampa France Presse che la polizia ha disperso il corteo con la forza e arrestato alcune donne, tra le quali, dopo averle distrutto la macchina fotografica, una giornalista siriana. Una corrispondente della tv Al Jazeera risulta dispersa da venerdì e l’emittente ha messo la sua fotografia sul sito con la scritta: «Ridateci la nostra giornalista». In carcere, secondo le organizzazioni per i diritti umani, sono finiti scrittori (tra cui Omar Khoush, fermato senza motivo all’aeroporto al suo rientro nel Paese dalla Turchia) intellettuali e avvocati come Abdallah Khalil, portato via dal palazzo di Giustizia della sua città , Raqqa. Kahlil nel 2007 aveva criticato apertamente Assad per aver svolto un referendum senza opposizioni e da tempo cercava di perseguire legalmente corruzione e malgoverno nella sua provincia. Secondo gli attivisti la sanguinosa repressione di Assad comincia però a scuotere le coscienze di alcuni membri del regime e ci sarebbero anche alcune defezioni tra i soldati, punite, per altro, in modo altrettanto feroce.


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