Striscioni e cartelli sull’aborto, quasi un tuffo nel passato
L’evento è organizzato proprio dal Mpv. Il moderatore prende la parola per introdurre gli autori… ed ecco che una ventina di ragazze che stavano tranquillamente sedute in platea si alzano, con striscioni e megafono, e cominciano a scandire: «Carlo Casini fatti i fatti tuoi, sul nostro corpo decidiamo noi» . Le esponenti del collettivo autonomo torinese contestano in particolare la scelta del governatore del Piemonte, Roberto Cota, di permettere la presenza del Mpv all’interno dei consultori. Segue da parte delle ragazze la distribuzione sul tavolo degli oratori di un chilo e mezzo di prezzemolo (il vecchio abortivo delle mammane). Si arriva al parapiglia (ma gli organizzatori dell’evento negano in modo assoluto di aver spinto le ragazze) e all’intervento della polizia e dei carabinieri. In tutto, quaranta minuti di caos. E un salto indietro nel tempo, agli inizi degli anni Ottanta, al clima che si respirava nelle piazze nei giorni caldi del referendum sull’aborto, esattamente trent’anni fa, il 17 maggio 1981. Poi le «contestatrici» sono state allontanate dalle forze dell’ordine. Casini ha stigmatizzato «l’intolleranza vetero-femminista che ha cercato di impedire che fosse ascoltata la parola di Giovanni Paolo II sul valore della vita umana» . «Ho cercato di farle discutere» , racconta De Marco. «Ho lavorato cinque anni a questo libro, ho analizzato l’informazione di quindici testate nazionali. Le ho invitate a sentire quello che avevamo da dire, per poi ascoltare il loro parere» . Quando il clima si è placato, la presentazione è andata avanti.
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