Tre miliardi e 240 poltrone ecco il tesoro di Palazzo Marino

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MILANO – Se vincerà  Giuliano Pisapia, sarà  la prima operazione che farà : guardare nei bilanci del Comune per capire realmente la situazione ereditata e con quali risorse mettere in moto la sua idea di città . Ma anche Letizia Moratti, nel caso venisse riconfermata, dovrà  riaprire il libro dei conti. Per trasformare in realtà  le ultime carte elettorali, dall’Ecopass ai parcheggi sotto casa gratuiti per i milanesi: introiti a cui dire addio. Fino alla promessa delle promesse: non aumentare le tariffe, garantendo gli stessi servizi. Un’impresa non facile per chiunque si troverà  alla guida. Tra i tagli sempre più feroci di Roma, le partecipate spremute per far quadrare entrate e uscite. E molte partite in sospeso, come la quotazione in Borsa della società  aeroportuale, da cui dipendono le sorti economiche dell’amministrazione. Il futuro di “Palazzo Marino spa”.

È una grandissima azienda, il Comune di Milano. E il sindaco, un manager. Non solo perché (tra 3mila vigili, 5mila educatrici e assistenti sociali, 1.100 impiegati, 154 dirigenti) dà  lavoro a 16mila dipendenti e amministra un bilancio da 2,4 miliardi di euro di spese correnti ogni anno. Ma anche perché custodisce una vera cassaforte: 22 società  partecipate e 70 tra fondazioni ed enti con altri 13mila dipendenti e un valore patrimoniale di oltre 3 miliardi. Realtà  strategiche, che gestiscono 4 reti di servizio pubblico: dal gas all’acqua e le fognature fino alle metropolitane e ai trasporti di superficie. Fanno giocare all’amministrazione ruoli centrali su molti fronti, a cominciare dalla partita energetica in A2a. Un business. Ecco cosa dovrà  gestire il prossimo sindaco: una galassia fondamentale per la città , spesso trasformata però in un fortino della politica, che distribuisce a ogni livello 240 poltrone.
È anche dalle partecipate, che il Comune ha tratto risorse per far quadrare bilanci ridotti all’osso. In tempi di crisi e con i trasferimenti statali in calo (la stessa Moratti ha parlato di 700 milioni in meno in questi anni) la giunta uscente ha risollevato i conti grazie ai dividendi delle sue società . Come Atm, l’azienda dei trasporti: “un bancomat”, ha attaccato il centrosinistra. Ma il prossimo sindaco arriverà  nel momento culminante di un’importante operazione varata per incassare un dividendo straordinario di 124 milioni di euro. È la quotazione in Borsa di Sea, che gestisce Linate e Malpensa e che in autunno tenterà  la strada di piazza Affari. Il Comune si farà  staccare il maxi assegno e, contemporaneamente, ridurrà  la propria partecipazione oggi all’84,56%. In mezzo, però, ci sono le incognite del mercato e l’addio di Lufthansa a Milano. E se la quotazione non dovesse concludersi, la giunta si troverà  una voragine nel bilancio. Conti già  scarnificati: tra le spese correnti, molte sono fisse come i 630 milioni di euro per il personale. Altre voci significative sono i 670 milioni per il trasporto pubblico, i 245 per l’azienda dei rifiuti, i 250 per educazione e sociale. Nel libro dei desideri, il Comune ha inserito anche la cessione del 18% della Serravalle (la società  che controlla uno spezzone della Milano-Genova e le tangenziali) stabilendo in anticipo quanto pensa di incassare: 170 milioni. Un’altra incognita. Il prossimo, sarà  anche il sindaco di Expo 2015. L’Esposizione dovrà  far partire, dopo tre anni di litigi nel centrodestra, i cantieri: un budget di 1,7 miliardi di euro solo per il sito e un investimento globale di 11 per le opere connesse. Milano, poi, controlla con Brescia fette importanti di A2a e riveste una parte di primo piano nel complicato risiko dell’energia e del futuro di Edison, con il possibile divorzio dai francesi di Edf.
Finora, i problemi non sono mancati: Il Comune ha spesso dimostrato scarsa capacità  di indirizzo strategico delle partecipate e una mancanza di controllo economico e finanziario. Un caso su tutti: il fallimento in un mare di debiti (22 milioni) di Zincar, la società  che avrebbe dovuto proiettare la città  nel futuro dell’energia sostenibile. Per mettere ordine in questo portafoglio, l’ex city manager Giuseppe Sala aveva ideato il progetto di una super holding. Tutto bloccato dai veti della politica. Anche se un piano analogo potrebbe rispuntare in caso di vittoria di Giuliano Pisapia.

 


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