Voto nelle città , elettori in calo

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ROMA— Il dato fisiologico è quello del calo dei votanti al ballottaggio. E anche questa volta la regola che si ripete dal 1993— quando fu varata l’elezione diretta dei sindaci — è stata confermata: 6,16 punti in meno alle comunali (dal 49,67%al 43,51%) e 11,79%alle provinciali rispetto al primo turno del 15 e 16 maggio. Invece, non calano i votanti a Milano che ha fatto meglio di Napoli (meno 6,5%) mentre in Lombardia e in altre roccaforti della Lega la fuga dalle urne è stata più accentuata che altrove: con punte non trascurabili a Gallarate (dove il candidato del Carroccio non ha passato il primo turno), a Cassano D’Adda, a Rho, a San Giuliano Milanese, a Pioltello, a Limbiate, a Novara, a Domodossola. La media nazionale, tuttavia, nasconde sostanziali differenze. Milano, vista la posta in gioco, non fa registrare un calo dell’affluenza e, anzi, alle 12 i votanti erano il 2,56%in più rispetto a quindici giorni fa e questo piccolo balzo ha fatto ben sperare i sostenitori di Letizia Moratti. Ma alle 19 l’effetto rimonta ha dovuto fare i conti con l’allineamento dei dati di Milano a quelli di segno meno: 39,08%contro il 39,90%del primo turno. In termini assoluti vuol dire che 15 giorni fa votarono alle 19 in 397.579 mentre ieri sera erano in 388.651. Alle 22 l’affluenza era di nuovo in salita: 53,19 contro il 53,56 del primo turno. Praticamente in parità . Quanti saranno i votanti registrati oggi alle 15 alla chiusura dei seggi? Per capire come vanno di solito le cose a Milano bisogna tornare al 1997 quando fu eletto al ballottaggio Gabriele Albertini: quell’anno, in soli quindici giorni si perse il 6,1%dei votanti (dal 71,9%al 65,8%) mentre nel ’ 93, quando a Palazzo Marino andò Marco Formentini, l’emorragia di voti tra primo e secondo turno fu più consistente: dal 78,1%al 69,3%(meno 14,8%). Impossibile, invece, fare un parallelo con il 2006 (Moratti eletta al primo turno) e con il 2001 (Albertini eletto al primo turno). Resta da vedere, tuttavia, quale sarà  il potere di attrazione verso le urne vista l’eccezionalità  del confronto tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia tanto da far ipotizzare che stavolta l’affluenza del primo turno (67,8%) non subirà  grandi variazioni. A Napoli l’elettorato ha risposto in maniera diversa alla sfida tra Luigi de Magistris e Gianni Lettieri. I napoletani hanno disertato le urne allineandosi alla media nazionale: alle 22, l’affluenza in città  era in calo del 6,5%(dal 41,28%al 34,78%). Al primo turno del 14 e 15 maggio ha votato il 64,45%dei napoletani ed è probabile che — nonostante i toni forti della campagna elettorale partenopea— il dato finale di oggi pomeriggio segnerà  un ulteriore calo. Con un risultato finale dell’affluenza ben lontano da quello registrato nel 2006 (70,3%) quando Rosa Russo Iervolino conquistò il suo secondo mandato di sindaco al primo turno. Nel 2001, la Iervolino fu costretta al ballottaggio e tra primo e secondo turno l’affluenza calò dall’ 81,8%al 62,9%. Anche l’era di Antonio Bassolino a palazzo San Giacomo fu inaugurata da un’elezione a doppio turno nel ’ 93 (affluenza in calo al ballottaggio dal 66,8%al 63,6%) e quattro anni dopo ci fu un vero plebiscito quando votò al primo turno l’ 83,8%dei napoletani. A Cagliari, dove il centrodestra rischia di perdere il Comune dopo molti anni di dominio, il calo dei votanti era del 6,64%alle 22. A Cosenza, dove il Pd e il centrosinistra hanno fatto di tutto per regalare il Comune al centrodestra supportato da un candidato dell’Udc, l’affluenza è letteralmente crollata: alle 22 erano stati persi più di tredici punti percentuali rispetto al primo turno (dal 51,7%al 38,01%). Alle provinciali, la maglia nera dell’affluenza va a Reggio Calabria che passa dal 42%del primo turno (quindici giorni fa si votava anche per il Comune) a un modesto 21%. Regge Macerata che per l’elezione del presidente della Provincia ha fatto registrare un calo dei votanti dell’ 1,92%. A Cattolica, invece, gli elettori sono stati più numerosi al ballottaggio, con un incremento del 2,4%.


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