Arrestati gli informatori della Cia tra Usa e Pakistan è guerra di spie

Loading

NEW YORK – A un mese e mezzo dalla morte di Osama Bin Laden nel raid notturno dei Seals, i rambo della marina americana, le relazioni tra gli Stati Uniti e il Pakistan sono a un punto critico. Ufficialmente nulla è cambiato tra i due grandi alleati nella offensiva contro Al Qaeda, che continuano a professare fiducia reciproca, ma in realtà  c’è molta diffidenza e una crescente ostilità , che si traduce sempre di più, secondo gli esperti, in una guerra di spie. Umiliati dall’azione contro Bin Laden, di cui non erano stati informati, gli alti ufficiali dell’Isi (Inter-services intelligence), il potente servizio di controspionaggio pachistano, hanno arrestato almeno cinque informatori che avevano aiutato la Cia a individuare il nascondiglio di Bin Laden a Abbottabad e a preparare il raid. Tra questi, secondo il New York Times, c’era anche un maggiore dell’esercito che aveva trascritto le targhe delle auto che entravano nel compound dell’uomo più ricercato del mondo.
Gli arresti in Pakistan hanno il sapore della vendetta e sembrano un messaggio lanciato a chi collabora con gli americani. E proprio per questo, prima di lasciare il vertice della Cia per andare al Pentagono, Leon Panetta ha sollevato il problema in un incontro a Islamabad con i vertici militari e del Isi. «Sono tutte notizie false e senza fondamento», ha tuonato ieri il generale Athar Abbas, portavoce dell’esercito pachistano, smentendo la detenzione del maggiore. Intanto, però, si è saputo che la settimana scorsa, durante un’udienza segreta al Congresso, era stato chiesto al vice direttore della Cia Michael Morrell di dare un voto da 1 a 10 sulla qualità  della cooperazione delle autorità  pakistane in materia di antiterrorismo. «E’ appena un tre», cioè ben al di sotto della sufficienza, aveva risposto il numero due dei servizi.
La Casa Bianca è particolarmente frustrata per il fatto che, dopo la decapitazione di Al Qaeda e il disorientamento dell’organizzazione terroristica, sperava di intensificare l’azione contro i militanti e i loro dirigenti. Invece la posizione di Islamabad ha portato a un rallentamento delle operazioni: in particolare, ci sono maggiori resistenze alla concessione di visti di ingresso per gli agenti della Cia nel paese e nuove limitazioni ai voli dei droni, gli aerei-robot con cui la Cia cerca di colpire dall’alto i seguaci di Bin Laden (proprio ieri alcuni missili hanno ucciso dieci uomini, considerati terroristi, a Wana, nella zona tribale del Waziristan meridionale).
Di fronte ai nuovi scenari, la Cia ipotizza di trasferire la base dei droni in Afghanistan, mentre al Congresso c’è chi, a cominciare dal democratico Patrick Leahy e dal repubblicano Mike Rogers, accusa l’Isi di aver protetto Bin Laden e minaccia di tagliare i 2 miliardi di dollari di aiuti concessi ogni anno da Washington al Pakistan.

 


Related Articles

Lula, niente armi all’Ucraina: «L’unica nostra guerra è contro la povertà»

Loading

ula ha posto il veto alla fornitura di munizioni per i carri armati. Non è chiaro se e quando tornerà Bolsonaro, mentre emergono sempre più chiare le sue responsabilità nell’emergenza yanomami

La rabbia dell’America in bianco e nero

Loading

Le proteste spontanee del 2014 sono ormai diventate un movimento vero e proprio E la politica, nella ricerca di consensi in questo anno elettorale, si getta nella caccia ai voti

Somalia. Attentato a Mogadiscio: nel mirino l’inviato Onu, grave il sindaco

Loading

Ferito gravemente il sindaco della capitale, mentre un audio «incastra» il Qatar, manovratore occulto di alcuni fatti dell’ultimo anno, tra cui l’attentato di Bosaso di maggio rivendicato dalla sigla jihadista Shabab

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment