Berlino: 7 anni in più al debito greco No di Draghi alla ristrutturazione

by Editore | 9 Giugno 2011 6:51

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ROMA – Mario Draghi dice no alla ristrutturazione del debito greco: «E’ una opzione i cui costi superano i benefici. Sarebbe un rischio per tutta l’Eurozona». Il ministro tedesco Wolfang Schaeuble suggerisce ai creditori di accordarsi per prorogare di sette anni la scadenza delle obbligazioni di Atene in circolazione. Proprio oggi dal board della Bce sono attese indicazioni su prossimi rialzi dei tassi di interesse, che i mercati si aspettano da un momento all’altro e comunque al massimo per luglio, oltre a un dibattito sulla Grecia. L’Eurogruppo, riunito in teleconferenza, chiede ad Atene di rispettare il rigore concordato con Ue, Fmi e Bce per ripristinare «la sostenibilità  di bilancio».
Draghi parla come presidente in pectore della Bce. O meglio risponde per iscritto a ben 39 quesiti dei parlamentari europei, interessati a conoscere più da vicino le idee del nuovo responsabile della Banca centrale: sotto la sua guida l’istituto sarà  “indipendente, credibile, pragmatico”, assicura. «Questi sono i tre principi-guida». E ancora: «Non vedo motivi per cambiare il modo in cui è stata condotta la politica monetaria negli ultimi 12 anni».
Schaeuble invece interviene a nome del governo tedesco con una lettera-pressing inviata ai suoi omologhi europei, al Fmi, alla Commissione Ue e alla stessa Bce, anticipata da Die Welt. Nel testo, interpretato da alcuni osservatori come uno «strappo», oltre alla proroga settennale, Berlino spinge per un coinvolgimento «in modo sostanziale» dei privati nel salvataggio. La posizione tedesca pare in contrasto con la Commissione e la stessa Bce, che chiedono invece ai privati solo un «contributo volontario» per risolvere la questione. Più in dettaglio, Schaeuble vede in Grecia una situazione «molto seria». Evoca «un rischio reale di default all’interno della zona euro» se il paese non ottenesse la nuova tranche di aiuti concessi in cambio del rigore. Giudica «necessario concordare un nuovo programma per evitare il fallimento». In Parlamento aggiunge che ad Atene servono 90 miliardi fino al 2014. La troika Fmi-Ue-Bce che lavora sui conti del paese, in un report congiunto, scrive che la recessione sarà  più profonda del previsto e che ulteriori aiuti vanno incardinati a nuova austerità . Gli spread si riallargano, la Borsa di Atene perde il 3%.
La Grecia, ma non solo. In un documento di 33 pagine, il prossimo presidente della Bce traccia il sentiero della sua azione futura, fornisce orientamenti, esprime giudizi, offre rassicurazioni in vista dell’audizione del 14 giugno, passaggio procedurale-chiave prima del via libera del consiglio Ue. Ecco per esempio un no di Draghi alla tassazione delle transazioni finanziarie («sono scettico»); un sì per rendere la sorveglianza sui conti dei paesi Ue più «profonda e larga»; un bisogno di «gradualismo» nell’exit strategy, ovvero nello smantellare le misure «non standard» tuttora a sostegno delle economie. Dalle risposte scritte emerge una certa cautela sugli eurobond, cari al ministro Tremonti: solo in presenza di «importanti cambiamenti istituzionali» che attualmente «appaiono improbabili». E’ espressa la convinzione che «un dollaro forte è nell’interesse di tutti». Ma soprattutto, viene fuori la conferma che la Bce del domani continuerà  ad assicurare la stabilità  dei prezzi, senza cambiare la sua mission: «Attraverso il forte controllo delle aspettative inflazionistiche, l’impegno credibile della Bce per assicurare la stabilità  dei prezzi sostiene anche la stabilità  economica». E a chi gli chiede se c’è qualcosa – un business, un impegno- che potrebbe essere in conflitto d’interesse con il suo nuovo incarico risponde deciso: «No».

 

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