Caos governo alla Camera salta la legge comunitaria

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ROMA – La maggioranza è nel caos. Alla Camera va sotto due volte sulla legge comunitaria 2010. Il provvedimento salta e ora è a rischio il recepimento (obbligatorio) di una quarantina di direttive europee. È una giornata nera, con Lega e Pdl ancora divisi sulla manovra (per Bossi va cambiata, per Tremonti non c’è alternativa al rigore), sul decreto rifiuti e sul voto per la richiesta di arresto del berlusconiano Alfonso Papa, coinvolto nello scandalo P4. Per il segretario del Pd Bersani «ormai sono allo sbando, non stanno più in piedi, non reggono». Giudizio che unisce tutta l’opposizione mentre il Pdl cerca di minimizzare. Ma con poca convinzione, se è vero che Berlusconi dopo il ko scuro in volto si precipita a Montecitorio. E scoppia la polemica perché si scopre che nella manovra vengono inseriti una serie di articoli del processo breve, tanto caro al Cavaliere: ««Che c’azzecca con i conti pubblici una norma per garantirgli l’impunità ?», tuona Antonio Di Pietro.
La giornata per la maggioranza inizia subito male, malissimo. Sulla comunitaria inciampa già  di mattina. Riesce a rimediare nelle votazioni successive con pochi voti di margine salvando l’articolo sulla responsabilità  civile dei magistrati grazie all’arrivo alla spicciolata di una manciata di deputati. Sopravvive anche con un solo voto di vantaggio. Poi l’irreparabile. Nel pomeriggio il centrodestra va prima in tilt sull’emendamento dell’opposizione che chiede di recepire la direttiva che obbliga la pubblica amministrazione a pagare gli appalti entro 60 giorni. Il governo non sa che fare e si rimette all’aula. Che lo approva a larga maggioranza. Poi si passa al voto dell’articolo 1 della legge. L’opposizione lo boccia. Ammette il relatore leghista Gianluca Pini: «Era l’articolo che regge il provvedimento». È caos. La comunitaria 2010 è affondata.
Berlusconi si precipita a Montecitorio per un vertice Pdl-Lega. In Transatlantico è tutto un’accusa reciproca tra i due partiti. Parte la caccia agli assenti tanto che alcuni pidiellini ironizzano: «Ora i gruppi sono quattro: ci sono anche gli Irresponsabili». In effetti tra i banchi del centrodestra ci sono più di cinquanta scranni vuoti. «È solo un incidente parlamentare», prova a minimizzare il capogruppo Pdl Cicchitto. Anche per Bossi di questo si tratta, ma il Senatùr non rinuncia alla bordata contro gli alleati: «Io in aula c’ero, ma c’è gente che non viene a votare, c’è gente che va al bar». Un’accusa al Pdl, visto che tra i padani i ranghi erano praticamente completi. Ora la strada per salvare la norma ed evitare una catastrofe per il Paese è strettissima e un accordo con l’opposizione per riscriverla sembra difficile («prima – ammonisce il Pd Sandro Gozi – devono togliere le loro norme che con l’Europa non c’entrano niente»). Alla ricerca di una soluzione la maggioranza fa sparire la comunitaria dall’aula, rinviandola a data da destinarsi. Dall’opposizione è tutto un celebrare il funerale al governo. I finiani con Dalla Vedova stigmatizzano l’assenza da sette mesi di un ministro per le Politiche europee, mentre Dario Franceschini attacca: «La maggioranza non c’è più».
Intanto sulla manovra il governo ballerà  ancora. A chi chiede se va cambiata Bossi risponde di sì. E poi annuncia: «Stiamo scrivendo gli emendamenti sulle pensioni». Ma Giulio Tremonti a Famiglia Cristiana dice che «dobbiamo continuare» a tenere i conti a posto per non finire come la Grecia, «non abbiamo alternative». E ancora, «mi preoccupa i divario tra Nord e Sud, l’Italia è un Paese duale ma non può essere un Paese diviso».


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«Sono un militante del Movimento 5 Stelle e non ho nulla da dichiarare». Ma lei è deputato o senatore? «No comment». Ci dica come si chiama… «No. Potreste strumentalizzare il mio nome contro di me».

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