Energia, il governo si schiera con Enel

Loading

MILANO – Il ministro Paolo Romani e i tecnici del ministero dello Sviluppo economico hanno tentato di farla finire in pareggio. Ma una decisione, alla fine, andava presa. E, a una prima interpretazione del decreto approvato ieri dal consiglio dei ministri, il braccio di ferro che ha contrapposto nell’ultimo mese Enel e Terna ha visto prevalere ai punti la prima.
Recependo la terza direttiva europea sull’energia, il consiglio dei ministri ieri si è uniformato alla legislazione di Bruxelles, stabilendo che «il gestore del sistema elettrico nazionale (Terna, ndr) non può, né direttamente né indirettamente, esercitare attività  di produzione e di fornitura di energia elettrica, né gestire, neppure temporaneamente, infrastrutture o impianti di produzione di energia elettrica».
Un comma del decreto che mette la parola fine alla possibilità  di Terna di essere gestore di impianti, anche nel campo delle rinnovabili (che non potesse produrre energia era già  dato per assodato). Da qui il commento dell’ad di Enel Fulvio Conti, il quale riferendosi al decreto e a Terna ha dichiarato: «La società  che ha la responsabilità  della trasmissione e del dispacciamento dell’energia deve continuare ad essere assolutamente fuori dalla produzione e gestione degli impianti di produzione, e, per via della delibera, anche fuori dalla realizzazione di impianti di produzione e di riserva».
Il tema del contendere tre le due società , entrambe controllate dal Tesoro, è la realizzazione di impianti che possano immagazzinare l’energia delle rinnovabili in eccesso da utilizzare nelle ore di punta. Terna vorrebbe realizzarli: ha inserito un miliardo di investimenti in questo settore e ha minacciato, nei giorni scorsi, di rivolgersi alla magistratura per difendere i suoi diritti. Enel si è messa di traverso, sostenendo che il compito spetta agli operatori.
Come ne è uscito il governo? Terna dovrà  limitarsi a «gestire sistemi di accumulo di energia tramite batterie». In sostanza, piccoli impianti da massimo 7 megawatt, che però potranno essere realizzati anche da altri operatori. Diverso il discorso per impianti più complessi come i sistemi di pompaggio. Il decreto stabilisce che in questo caso «la realizzazione e la gestione degli impianti siano affidati mediante procedure competitive e trasparenti e non discriminatorie». Ma in questo caso Terna potrebbe partecipare alla gare?
La formula del testo proposto dal ministro Romani non è chiarissima. Tanto è vero che, interpellata, Terna replica che «il decreto non ci vieta di partecipare alle gare». Per Enel e i produttori di energia, invece, il testo va letto nella sua chiave restrittiva. In ogni caso, Terna ieri ha dichiarato in un comunicato che «rispetta le decisioni del consiglio dei ministri a cui tutti si devono attenere».
Il chiarimento definitivo arriverà  con l’apposito regolamento. Ma solo dopo 90 giorni dalla data di approvazione del piano di sviluppo della rete che Terna ha sottoposto al ministero dello Sviluppo. Forse che non c’era tutta questa urgenza di realizzare gli impianti di accumulo di energia?

 


Related Articles

ILVA, IL DIRITTO SOSPESO

Loading

IL GOVERNO contro una giudice. O piuttosto il governo e l’Ilva contro una giudice e la sua città . E i lavoratori in mezzo.

Tre milioni in nero. Camusso: dobbiamo tornare alle regole

Loading

Ai funerali i sindacati confederali e il Pd. La leader della Cgil: «Tutti responsabili se pensiamo sia normale lavorare per 4 euro l’ora». I dati drammatici della Cgia sul sommerso: un esercito senza diritti

Decreto “Crescita”. Privatizzazioni e condoni, la ripresa economica a norma di legge

Loading

Nelle bozze più pazze del momento spuntano altre privatizzazioni e nuovi condoni, ma il testo potrebbe anche restare aperto dopo l’approvazione

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment