I deputati a Maroni: «Riapri i Cie alla stampa»
ROMA – Riaprire i Centri di identificazione ed espulsione (Cie) ai giornalisti. In una conferenza stampa tenuta ieri alla Camera dei deputati, un gruppo di parlamentari ha rilanciato l’appello promosso la settimana scorsa da un gruppo di giornalisti che si occupano da anni di immigrazione pubblicato in prima pagina dal manifesto il 23 maggio scorso.
«Non possiamo permettere questa strategia della censura sui centri, ormai trasformati in vere e proprie piccole Guantanamo d’Italia», ha detto Jean-Léonard Touadi (Pd) annunciando un’interrogazione parlamentare urgente al ministro dell’interno Roberto Maroni sulla decisione di impedire in modo incondizionato alla stampa di entrare sia nei Cie che nei Centri per richiedenti asilo (Cara).
Una decisione che il governo ha preso diramando una semplice circolare. Con un’ordinanza del 1° aprile scorso, il ministero dell’interno ha decretato infatti che «in considerazione del massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nord Africa e al fine di non intralciare le attività loro rivolte, l’accesso alle strutture presenti sul territorio nazionale è consentito, fino a nuova disposizione, esclusivamente alle seguente organizzazioni», con elenco a seguire. Una formulazione che ha provocato la reazione indignata di Roberto Natale. «Ci sembra assurdo che i giornalisti siano considerati un intralcio. La formulazione di questa circolare è una violazione dell’articolo 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di stampa», ha detto il presidente della Federazione nazionale stampa italian (Fnsi).
Dal giorno in cui è stata emessa questa circolare, ai giornalisti è stato impedito di entrare nei Cie (sia i 13 operanti normalmente, che i 3 straordinari di Santa Maria Capua Vetere, Palazzo San Gervasio e Kinisia istituiti con un altro decreto il 21 aprile). Ma il divieto riguarda in modo più ampio tutti «i centri per immigrati», come specifica in modo vago la stessa circolare. Anche i Cara e i cosidetti Cai (centri di accoglienza e identificazione), come ad esempio la tendopoli di Manduria (in provincia di Taranto) sono preclusi alla stampa. Una decisione tanto più difficile da capire in quanto all’interno di queste strutture non ci sono immigrati in attesa di espulsione ma richiedenti asilo che non sono soggetti a limitazione della libertà di circolazione, ma possono anzi uscire dai centri quando vogliono.
«Questa limitazione crea molto sospetto», ha sottolineato Giuseppe Giulietti, deputato del gruppo misto e portavoce di Articolo 21, «associazione per la difesa della libera informazione». «Il governo deve fare marcia indietro. È una questione di trasparenza e di democrazia».
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