Il quinto quesito

by Editore | 11 Giugno 2011 6:04

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 L’appuntamento di chiusura della campagna referendaria convocata ieri è stata un mezzo flop. Il grande catino riempito negli ultimi mesi da straripanti manifestazioni, questa volta offriva un colpo d’occhio molto diverso: poca gente ad accompagnare la passeggiata di Bersani e Di Pietro nel pomeriggio assolato.
Naturalmente la mobilitazione referendaria ha assunto in queste settimane un carattere capillare e diffuso in migliaia di incontri: nei piccoli centri, nelle iniziative di quartiere (anche a Roma contemporaneamente alla manifestazione di piazza del Popolo erano in corso raduni referendari nelle periferie). Ma è altrettanto evidente che alla vigilia di un voto così importante e trasversale, una piazza del Popolo senza popolo non è un segnale incoraggiante.
L’insuccesso d’altra parte era in larga parte annunciato dalle divisioni, tra i partiti e i comitati, che hanno accompagnato gli ultimi giorni di mobilitazione. Al momento di decidere come concludere la lunga marcia verso il sì all’abolizione del nucleare, alla difesa dell’acqua pubblica e alla cancellazione del legittimo impedimento, i partiti non hanno voluto fare un passo indietro come chiedevano i comitati. Preoccupati, i Bersani e i Di Pietro, soprattutto di piazzare le loro bandierine sulle manifestazioni di chiusura della campagna. Alcuni comitati promotori hanno reagito all’ingombrante, e immotivato presenzialismo dei partiti, scegliendo di ritirare la loro partecipazione. Hanno organizzato una conferenza stampa mattutina in un altro luogo della città . Dimostrando così, gli uni e gli altri, di avere più a cuore se stessi e le proprie ragioni, che la richiesta di unità  reclamata dagli elettori e dai movimenti, come le recenti vittorie alle elezioni amministrative hanno ampiamente dimostrato. Siamo convinti che i cittadini italiani dimostreranno maggiore cura del bene comune andando a votare senza se e senza ma. Perché hanno capito, contro i tatticismi dei partiti, che in fondo a tutto c’è un quinto quesito, tutto politico: scandire i tempi dell’uscita di scena di Berlusconi dando un altro colpo al governo con un’inondazione di sì.

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