Il Carroccio lancia la sfida di Pontida Bossi: “Al Nord quattro ministeri”

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MILANO – La notte trascorsa a limare il discorso che oggi terrà  a Pontida, la vigilia in larga parte dedicata al rilancio di un’idea già  un po’ datata. Massì, il trasloco dei ministeri: ancora quello. Umberto Bossi ne aveva già  parlato l’anno scorso sul “pratone”, con scarsi risultati. E adesso dice che è fatta. Anche se la “novità ” da sola non basta a ricucire lo strappo con Berlusconi: «No, non è pace, è solo portar fuori da Roma un po’ di ministeri». Quattro al Nord, «da subito», spiega il leader del Carroccio: le Riforme e la Semplificazione a Monza, l’Economia a Milano, l’Agricoltura a Mantova. Annuncio un po’ frusto, non si sa bene se possa servire a lenire i bollori di una base disorientata e in rivolta contro il Berlusconi che «ci porta a fondo» (il copyright è suo, del Capo).
Di sicuro scatena negli alleati del Pdl reazioni che vanno dalla lettura minimalista di Alfano e Cicchitto (ma quali ministeri, verranno trasferite solo alcune «sedi di rappresentanza»), ad orgogliose dichiarazioni di guerra. Come quella della governatrice del Lazio Renata Polverini, che annuncia una raccolta di firme (proprio come quella che partirà  oggi sul “pratone”, ma in senso contrario) per seppellire la proposta dei ministeri al Nord. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’appuntamento di Pontida certifica un nuovo scontro nel centrodestra. Con Bossi che risponde così a chi gli chiede se sia imminente l’apertura di una crisi di governo: «Domanda cattiva».
Ad accenderlo, questo scontro, è proprio il segretario federale, che da Bergamo propina solo certezze: «Sapete che a Monza ci saranno tre ministeri, vi dico anche i nomi dei ministri: io, Calderoli e Tremonti. È già  tutto a posto, il Senatùr dice che Berlusconi e l'”amico” Giulio sono d’accordo. E spiega di aver parlato con il sindaco (leghista) del capoluogo brianzolo, che avrebbe messo a disposizione la Villa Reale per due ministeri. Magari, e questo lo dice Calderoli, «potrà  traslocare a Torino lo Sviluppo economico, mentre la Giustizia resterà  a Roma». Angelino Alfano, anche lui a Bergamo con Bossi per presentare la Scuola di magistratura, tira un sospiro di sollievo, ma anche un colpo di freno: «Avevamo già  concordato di decentrare delle sedi di rappresentanza, non mi sembra che ci siano grandi problemi».
Nel frattempo arrivano sul Senatur le cannonate di due governatori pidiellini. La Polverini (Lazio) a Calderoli: «Deve capire che spostare un ministero vuol dire stravolgere la vita di tantissime persone che oggi vivono a Roma; abbiamo il dovere di lanciare un a petizione popolare da contrapporre alle iniziative della Lega». Mentre il lombardo Roberto Formigoni parla di «autogol della Lega», partito che oggi «non staccherà  la spina al governo, da solo dove va?».
Ma Bossi ne ha anche per i temi della giustizia, quelli di Alfano. La scuola di magistratura di Bergamo «sarà  la scuola della Lombardia, io mi sento più sicuro se vado a farmi giudicare da un magistrato che capisce il mio dialetto». Arriva a stretto giro lo stop del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, dopo una rapida consultazione con il Quirinale: «La Scuola della magistratura di Bergamo sarà  la scuola della magistratura italiana», precisa.

 


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