Il Pil italiano salvato dall’agricoltura

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ROMA— L’Italia cresce poco, molto poco. È una conferma che l’Istat fornisce diffondendo i dati definitivi della crescita economica del primo trimestre dell’anno: il Prodotto interno lordo è aumentato solo dello 0,1%rispetto agli ultimi tre mesi del 2010 e dell’ 1%su base annua con una crescita acquisita dello 0,5%. Nello stesso periodo, dice Eurostat, la Germania ha registrato un aumento del Pil pari all’ 1,5%trimestrale e al 4,8%annuo, la Francia rispettivamente dell’ 1%e del 2,2%e la Gran Bretagna dello 0,5%e dell’ 1,8%. C’è però una novità  nelle cifre italiane. A trainare lo sviluppo, evitando la stagnazione, è stata l’agricoltura il cui valore aggiunto è aumentato del 2,3%congiunturale e del 1,2%tendenziale contro lo 0,1%e lo 0,7%dell’industria manufatturiera e lo 0,1%e 1,2%dei servizi. È accaduto anche nel passato che il settore si muovesse in controtendenza ma questa volta l’inversione è avvenuta un po’ repentinamente visto che nella fase più acuta della crisi l’agricoltura italiana era rimasta indietro, ferma, rispetto alla maggiore vivacità  di quella del resto d’Europa. Fatto sta che nel 2010 la produzione dei campi si è ripresa bene, tanto da far registrare, unico settore, all’opposto di quanto avviene altrove, l’occupazione in aumento anche e soprattutto quella giovanile. Seppure ancora con un tasso di irregolarità  superiore a quella delle imprese di altri comparti. C’è da dire che, certo, l’agricoltura non basta a sostenere la crescita caratterizzata nel primo trimestre dalla sostanziale stagnazione dell’industria e dei servizi. E che secondo il presidente dell’Istat Enrico Giovannini sembra destinata ad aumentare «a ritmi non alti» anche nel secondo trimestre. La produzione di agricoltura, silvicoltura e pesca, infatti, secondo le analisi della Banca d’Italia, contribuisce per l’ 1,6%alla formazione del valore aggiunto dell’economia italiana, occupa circa il 5,2% delle unità  di lavoro e ad essa è destinato il 4,1%del credito concesso alle imprese dal sistema bancario. Ad ogni euro di valore aggiunto prodotto in agricoltura ne corrisponde 1,4 di credito concesso al settore, un valore elevato se confrontato per esempio con l’industria in senso stretto i cui il rapporto è pari all’unità . Il traino dell’agricoltura è un risultato significativo che però non permette al settore di «gioire» , secondo la Confagricoltura perché il confronto con il resto dell’Europa è sfavorevole: negli ultimi 5 anni (2005-2010) il reddito degli agricoltori europei è mediamente cresciuto dell’ 11%, contro una diminuzione del 16%di quello degli italiani. E sulla necessità  di «conciliare risanamento e crescita» è tornata ad insistere la Banca d’Italia col direttore generale Fabrizio Saccomanni per il quale «è possibile, ancorché difficile e faticoso» . La manovra delineata dal governo «va nella direzione giusta. Il percorso è ambizioso, richiede un ampio consenso e un grande sforzo tecnico, ma non vi sono percorsi alternativi» , ha aggiunto Saccomanni che non vede rischi di emergenza sui mercati internazionali per il debito sovrano italiano. «L’Italia ha una situazione molto diversa da quella dei Paesi periferici: ha un’economia strutturalmente forte, non ha avuto bolle speculative nel passato e i mercati sanno distinguere» .


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