In Turchia la vittoria (amara) di Erdogan

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La matematica a volte gioca brutti scherzi. Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto agli elettori un terzo mandato per continuare «a rendere la Turchia sempre più grande» e loro gliel’hanno ampiamente dato: un cittadino su due ha votato per il partito filoislamico che guida il Paese dal 2002. Un dato storico, ampiamente al di sopra del 46,6%ottenuto nel 2007. Ma paradossalmente in termini di seggi l’Akp ha perso terreno e ha ottenuto il peggior risultato degli ultimi 9 anni finendo al di sotto della soglia di 330 seggi che gli avrebbe consentito di riscrivere la Costituzione figlia del golpe del 1980 senza l’aiuto di altri partiti. Una vittoria dal sapore amaro per «Papa Tayyip» che sognava di oltrepassare i 367 seggi e varare la nuova Carta in perfetta solitudine senza nemmeno ricorrere al referendum. Si è fermato, invece, a 325, un numero che comunque riflette la maggioranza assoluta ottenuta nel voto. Fino a ieri, però, nessuno si aspettava un risultato del genere. Ora la Repubblica presidenziale alla francese da lui sognata dovrà  aspettare? «Non credo proprio — spiega Soli à–zel, che insegna Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Bilgi University di Istanbul — questo risultato è per Erdogan un trionfo populista: la metà  del Paese l’ha votato. Su questo non ci piove. E gli basterà  un piccolo aiuto per varare le riforme. Bisogna tenere presente che nel 2002 il 45%dei voti non era stato rappresentato in Parlamento perché le liste non avevano raggiunto la soglia del 10%. Nel 2002 l’Akp aveva ricevuto il 34,3% dei voti e il 65%dei seggi. Ora invece l’Assemblea nazionale rispecchia più fedelmente la realtà  del voto popolare» . Una cosa è certa: ora Erdogan dovrà  negoziare. Lo ha ammesso lui stesso ieri parlando dal balcone del quartiere generale dell’Akp ad Ankara: «Siamo qui non per colpire ma per amare— ha detto con la sua solita verve retorica —. Nel 2002 abbiamo avuto 16 milioni di voti, ora 21 milioni. La gente mi 135 SEGGI ha dato mandato per fare una nuova Costituzione. e E io vi dico che da domani comincerò a parlare con tutti i gruppi per chiedere il loro aiuto» . La nuova Carta, ha assicurato, «sarà  basata su fratellanza, pace, solidarietà . Sarà  la Costituzione dei curdi, degli lazi, dei circassi e di tutti quanti» . Ci riuscirà ? Molto dipenderà  dal Partito repubblicano del Popolo (Chp) guardiano della tradizione laica del Paese che esce dalle urne rafforzato passando dal 21%al 25,9%con 23 seggi in più e la possibilità  di mettere il veto su qualsiasi tipo di riforma costituzionale. Come ha sottolineato Kemal Kilià§daroglu nel commentare il risultato: «Da quando sono arrivato alla guida ho preso tre milioni e mezzo di voti in più. Noi abbiamo fiducia nella democrazia. Ci congratuliamo con l’Akp ma non staremo a guardare. Siamo più forti di ieri. Tra quattro anni saremo noi a governare» . Buono anche il risultato dei nazionalisti di Devlet Bahceli che, nonostante lo scandalo sessuale, oltrepassano ampiamente la soglia del 10%portando a casa 54 deputati contro i 71 che avevano attualmente. Ottima la performance dei curdi che potrebbero arrivare ad avere 36 deputati nell’Assemblea nazionale, 14 in più del 2007. Il rischio di una deriva autoritaria paventato dall’Economist è dunque lontano? Ieri Erdogan ha assicurato: «La libertà  aumenterà  in Turchia. Lo garantisco a 74 milioni di cittadini. La democrazia è ormai inattaccabile» .


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