Italia alla sbarra per i respingimenti degli immigrati

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Per il governo, rappresentato a Strasburgo dall’avvocato dello Stato Giuseppe Albenzio, nel respingere indietro gli immigrati l’Italia non avrebbe violato i diritti umani degli immigrati. «La Libia era un posto sicuro per queste persone, dove potevano esercitare i loro diritti, compreso quello di richiedere la protezione internazionale» ha detto Albenzio, secondo il quale il paese nordafricano sarebbe stato sicuro anche per chi, come eritrei e somali, avesse voluto richiedere lo status di rifugiato politico all’Unhcr, l’alto commissario dell’Onu per i rifugiati che all’epoca aveva un suo ufficio a Tripoli (poi chiuso nel giugno del 2010).
A contraddire il legale del governo è stato però proprio il rappresentante dell’Unhcr, che ha ricordato come molti degli immigrati respinti una volta arrivati in Libia siano stati sottoposti a tortura e maltrattamenti. «La presenza dell’Unhcr in Libia non ha mai garantito il rispetto sistematico dei diritti dei richiedenti asilo», ha spiegato.
Analoga la posizione espressa dai legali degli immigrati, per i quali «il governo italiano non finisce mai di stupire». Affermare che la Libia era un luogo sicuro, ha proseguito Lana, è uno schiaffo a persone come Ermias Berhane e Tsegay Habtom (due dei profughi che hanno presentato il ricorso, ndr) che hanno trascorso gran parte degli ultimi due anni in centri di detenzione libici, sottoposti ad abusi di ogni genere. Tanto più con riferimento al primo, che, scappato dai bombardamenti in Libia, è riuscito ad arrivare in Italia e ha ottenuto proprio ieri il riconoscimento dello status di rifugiato. per cui abbiamo un governo che da un lato respinge collettivamente in alto mare dei migranti, mentre dall’altro riconosce formalmente che fra di loro vi sono dei rifugiasti, palesando la contraddittorietà  della politica dei respingimenti».
A dimostrazione dell’importanza del tema trattato, c’è il fatto che all’udienza di ieri erano presenti numerose associazioni umanitarie, Da Human rights watch ad Amnesty international, alla federation internationae des ligues des droits de l’Homme. «Ora dobbiamo aspettare fiduciosi la sentenza – ha concluso Lana e Saccucci -. sarà  un momento importante, perché la decisione andrà  a incidere sulla politica migratoria dell’Italia ed europei, quindi sull’apertura o meno verso i migranti degli stessi Stati membri».


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