La sfida di Cameron: i servizi sociali gestiti dai cittadini

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Ci siamo. È l’ora della Big Society. La promessa delle promesse, manifesto e bandiera della campagna elettorale dei Conservatori, vera ossessione di David Cameron e motivo stesso del suo ingresso nella vita pubblica. «Ci sono cose che fai perché le condizioni del Paese te lo impongono. Come la politica economica. Altre perché ci credi. Come la Big Society». Un sogno cullato e alimentato fin dalla metà  degli Anni 90 al dipartimento ricerche del partito assieme a Steve Hilton, padrino di battesimo di suo figlio Ivan, ex dirigente di Saatchi& Saatchi e suo imprescindibile collaboratore a Downing Street. Steve immagina, David realizza. Il tandem ha sempre funzionato così. Ma in questi giorni ha rischiato di sciogliersi. «David, o andiamo avanti o me ne vado». Anche per questo Cameron ha deciso di accelerare.

Il documento, che si fonda sull’idea di un «personal budget» da consegnare alle famiglie, espropriando di fatto i municipi dalla possibilità  di gestire i servizi di assistenza e cura, è pronto. E sta cominciando a circolare tra i ministri. Una rivoluzione epocale. Prima della presentazione ufficiale il Premier pretende l’appoggio incondizionato del governo. Non vuole rischiare un’altra brutta figura. La retromarcia sulla riforma sistema sanitario nazionale ha fatto male al suo orgoglio. E soprattutto alla sua popolarità . Secondo i sondaggi di YouGov il 43% degli elettori ritiene che il comportamento ondivago dell’esecutivo testimonia una perdita d’orientamento. Più brutalmente, la Gran Bretagna si domanda se la fragile coalizione sa ancora quello che fa. Per questo è arrivato il momento di giocare l’asso. Un modo per ridefinire la propria identità , dimostrando di avere coraggio. «Daremo un duro colpo alla lobby dei servizi», ha spiegato una fonte di Palazzo al «Sunday Times». Guerra agli sprechi attraverso la politica della responsabilità  sociale.

I test condotti in Cumbria, nella grande area di Sutton, a Londra, a Liverpool e al Berkshire Council di Windsor, hanno dato risultati confortanti. È ora di allargare l’esperimento. Quattro i punti chiave: gli anziani potranno decidere come spendere i soldi per le proprie cure, i lungodegenti sceglieranno autonomamente le terapie dopo un consulto medico, i consigli municipali avranno la gestione diretta di parchi, librerie, campi da gioco, parcheggi e restrizioni sul traffico. Infine, i genitori di ragazzi disabili o con problemi di apprendimento potranno stabilire autonomamente le scuole cui rivolgersi. Come funziona praticamente?

I council consegnano alle famiglie il denaro che sarebbe stato speso per affrontare il loro problema specifico. Ma non possono più spingerli verso strutture di assistenza individuate da loro. Sono i genitori a decidere che fare. Con margini di libertà  sorprendenti. L’associazione di volontariato «In Control», coinvolta in uno dei test a Sheffield, racconta la storia di un diciottenne con problemi di apprendimento. Invece di mandarlo in un centro comunale, i suoi genitori, con il budget a disposizione, l’hanno fatto lavorare in un orto. Un modo per integrarlo senza farlo sentire diverso. «Lui ha passato ore zappando e coltivando vegetali. Il suo stato emotivo è migliorato e anche la sua interazione con la comunità . Una parte del denaro l’ha poi utilizzata per passare dei week-end insieme agli amici. È persino andato a vedere lo Sheffield United». È andato allo stadio. Usando il suo budget terapeutico.

«Molti anziani, anziché essere spediti nelle case di cura, hanno usato i soldi per pagarsi un infermiere nelle ore in cui i figli lavorano. Per loro è stato un sollievo indescrivibile». Un successo? «Una follia», gridano i laburisti, per i quali Cameron sarebbe soltanto un uomo che sta cercando disperatamente di dare un senso a una cosa che non ne ha. Come dimostrerebbe la chiusura di 250 «Sure Start», i centri di assistenza per l’infanzia, per mancanza di fondi. Una situazione che renderà  più difficile la vita di 60 mila famiglie. Oltre a mettere sulla strada mille lavoratori. «Se i soldi non ci sono è inutile mettersi a fare filosofia su chi li gestisce».

Che cos’è dunque la Big Society? Un modo violento per nascondere i tagli e mettere in ginocchio il Paese o la miracolosa via della resurrezione, un circolo virtuoso destinato a fare emergere le energie migliori dell’isola? Gli inglesi restano in attesa come uccelli appollaiati sul filo del telefono, mentre il loro capo, stanco di trovarsi di fronte a pretese imprevedibili e crude e a caccia di un posto nella storia, dà  il via alla sua rivoluzione pubblico-privata. «Niente sarà  più come prima. Siete pronti a seguirmi?». È il suo strano modo per mettere una mano sulla spalla della Gran Bretagna. Per sottometterla tranquillizzandola. O magari soltanto per aggrapparsi mentre le gambe tremano.


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