L’Eurogruppo rinvia gli aiuti alla Grecia
LUSSEMBURGO – La Grecia è con le spalle al muro. Con una mossa durissima, i ministri dell’Eurogruppo hanno deciso, alle due di ieri mattina e dopo sette ore di discussione, di sospendere l’erogazione della quinta rata del prestito europeo ad Atene: dodici miliardi che dovrebbero consentire al Paese di superare l’estate. Il via libera, ha spiegato ieri Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, arriverà solo dopo che il Parlamento greco avrà approvato il nuovo piano di austerità e di privatizzazioni massicce concordato con la Commissione, la Banca Centrale europea e l’Fmi, Il voto parlamentare è previsto per il 28 giugno. Il 3 luglio, Juncker ha convocato una riunione straordinaria dell’Eurogruppo che dovrebbe dare il via libera al finanziamento.
E’ la prima volta che i ministri finanziari dell’Unione minacciano esplicitamente di togliere la rete di sicurezza stesa dall’Europa sotto i Paesi in difficoltà . Ed è dunque la prima volta che lo spettro di un “default” sovrano, su cui i mercati si stanno esercitando da mesi, viene implicitamente evocato a livello istituzionale. Ma la mossa, contrariamente alle apparenze, non è un gesto di ostilità verso la Grecia. Allarmati dalle difficoltà che il nuovo governo di Papandreou sta incontrando sul fronte interno, i ministri hanno scelto di mandare un messaggio duro al mondo politico greco, opposizione compresa: o accetta la medicina amara del risanamento, o dovrà dichiarare bancarotta ai primi di luglio. Se Atene si impegnerà in una politica di rigore, l’Europa è pronta a varare, l’11 luglio, un nuovo mega-prestito di cui il Paese ha bisogno per finanziarsi fino al 2014 evitando la bancarotta, anche se ieri John Lipsky, direttore Fmi ha detto che su questo punto non c’è ancora alcun negoziato.
In questa logica ieri l’Eurogruppo ha anche cercato di calmare i mercati. Juncker è intervenuto per correggere l’impressione, data da una sua recente intervista alla Suddeutsche Zeitung, che Italia e Belgio potessero essere a rischio. «Non ritengo che l’Italia sia in pericolo, ha spiegato. Non ho mai detto che domani l’Italia e il Belgio debbano tremare. Ho solo messo in guardia contro azioni imprudenti che possono scatenare reazioni irrazionali dei mercati». Il riferimento è alla pretesa che la Germania aveva avanzato di coinvolgere forzosamente i privati in una ristrutturazione del debito greco. Questa ipotesi è definitivamente tramontata dopo la riunione di ieri. «Il nuovo prestito si farà ricorrendo a capitali istituzionali e privati – ha spiegato ieri Juncker – Ma per quanto riguarda i privati si tratterà di un riscadenzamento del tutto volontario». Dovrebbero essere i ministeri delle Finanze nazionali a contattare le banche dei propri Paesi per convincerle a rinnovare l’acquisto di bond greci una volta arrivati a scadenza agli stessi tassi.
I ministri infine hanno firmato un nuovo trattato per dare vita al Meccanismo di Stabilizzazione europeo (ESM), che dal giugno 2013 sostituirà il fondo salva-stati attuale. Per vararlo sarà necessaria una modifica dei Trattati. L’ESM avrà una dotazione operativa di 500 miliardi di euro. Nel frattempo la capacità di intervento del fondo esistente è stata aumentata da 250 a 440 miliardi.
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