Le fontanelle con le bollicine è boom per l’acqua pubblica

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Acqua pubblica, frizzante o liscia. Refrigerata, a chilometri zero e gratis per turisti e residenti, a Firenze. Scorga da una fontanella a Piazza della Signoria, da qualche giorno. È la prima in un centro storico: un’alternativa per gli stranieri, invece della bottiglietta venduta anche a tre euro. E, come ha annunciato il sindaco Renzi, anche un invito per tutti a bere di più l’acqua del rubinetto. L’esempio, ottenuta l’autorizzazione delle Soprintendenze, potrebbe presto essere imitato altrove. Con il nome di case dell’acqua, chioschi o fontanelli, questi erogatori, voluti dai Comuni, si stanno moltiplicando a vista d’occhio, guadagnando visibilità  nei centri urbani. Se ne stimano circa 300, soprattutto nel centro-nord, una decina nati nell’ultimo mese. Prima nei parchi e nelle zone vicine ai parcheggi, poi in un supermercato come la Coop fiorentina di Gavinana e in alcune sedi Ikea. Le amministrazioni locali ne spingono il consumo: le fontanelle diventano luoghi per pubblicizzare iniziative ambientali, punti di dialogo e informazione. La disponibilità  di acqua gassata, poi, asseconda il gusto tutto italiano per le bollicine (siamo i terzi al mondo per consumo di minerale). «Salvo la temperatura, non c’è quasi differenza con l’acqua del rubinetto, la gassata è la vera novità  perché non potrebbe essere distribuita con i tubi dell’acquedotto», precisa Renato Drusiani, direttore servizi idrici e ambientali di Federutility. «Il successo è dovuto all’attenzione verso i temi ecologici e alla contrazione dei redditi in seguito alla crisi che fa preferire questi rifornimenti».

La struttura in stile liberty di Firenze non contiene cloro (eliminato con una filtrazione con carboni attivi) e l’acqua viene disinfettata con metodi fisici. Eroga acqua h24, che si può attingere portando un bicchiere o bottiglia da casa o usando quello riciclabile distribuito in loco. Premendo una volta il pulsante si ottiene la dose gassata o liscia per un bicchiere, premendo due volte la dose per una bottiglia da litro. Con questa fontanella, racconta Erasmo D’Angelis, presidente di Publiacqua, la società  che assicura il servizio idrico a un terzo della popolazione toscana e che lo ha realizzato, «abbiamo rotto due tabù: quello dell’acquisto di acqua imbottigliata e quello che riguarda la presenza di quest’acqua nei centri storici. L’iniziativa ribadisce che l’acqua degli acquedotti non teme confronti ed è controllata; che si può risparmiare sull’acquisto di minerale e ridurre i rifiuti e lo smog dei trasporti». Fino al 2008 erano solo due, oggi in Toscana ci sono 140 strutture simili, in una decina si trova l’acqua frizzante. Diversi impianti in Piemonte, Emilia Romagna, Umbria e Lazio ma il record è della Lombardia (oltre 190). Merito del progetto “Case dell’Acqua”, idea delle quattro società  pubbliche che si occupano della gestione del servizio idrico di circa 250 comuni lombardi – Cap Holding, Ianomi, Tam e Tasm. «Ne realizziamo una ventina l’anno e siamo prenotati fino al 2013» racconta Alessandro Ramazzotti, presidente di Cap Holding. «Non siamo in concorrenza con l’acqua in bottiglia ma siamo impegnati a promuovere il valore di quella del rubinetto. L’esito del referendum sull’acqua dimostra che c’è un’investitura di fiducia nella sua gestione pubblica, un dato che deve responsabilizzare aziende come la nostra». Queste aziende installano la struttura, i costi di gestione e manutenzione sono generalmente a carico del Comune. Che cerca di evitare gli sprechi imponendo limiti quantitativi o restringendo l’accesso ai residenti. «Vernate contingenta l’acqua da prendere con una chiavetta, Novate Milanese chiede ai residenti la tessera sanitaria fissando un limite di sei litri a settimana», continua Ramazzotti. Dopo le prime esperienze di 10 anni fa, queste fontanelle ci fanno primeggiare a livello europeo: è stata sempre la Cap Holding a realizzare l’impianto della prima Casa dell’Acqua francese, la Petillante (la frizzante) che sgorga nel Jardin de Reuilly parigino.

 


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