Nel mirino Iva e rendite finanziarie meno Irpef, via al “fattore famiglia”

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ROMA – Una quadratura, magica, del cerchio. Che consentirebbe di evitare il diktat di Bruxelles (niente tagli di tasse in deficit), di accontentare le richieste di Berlusconi e di soddisfare l’ambizione intellettuale di Tremonti padre dello slogan che vuole dirottare la tassazione «dalle persone alle cose». «Parliamone», ha detto il ministro dell’Economia, ieri agli industriali riuniti a Santa Margherita Ligure, riferendosi allo scambio tra più Iva e meno Irpef. L’obiettivo è la riforma a pressione invariata o a «costo zero». La scommessa è condurla in porto.
Diligentemente gli uffici hanno già  scritto, nero su bianco, la bozza della legge delega sul fisco che sarà  varata dal consiglio dei ministri tra fine giugno e i primi di luglio, contestualmente o dopo la manovra triennale da 40 miliardi volta a raggiungere il pareggio dei conti pubblici nel 2014. Quattro le linee guida (più una quinta ancora in bilico, l’omologazione all’Europa della tassazione delle rendite finanziarie escludendo il risparmio familiare): a) rivisitazione aliquote Irpef; b) aumento Iva; c) revisione della base imponibile e superamento Irap; d) quoziente familiare e riforma detrazioni.
Un «manifesto normativo» da realizzare in dodici mesi, per mettere in atto la riforma in vista delle prossime elezioni: l’intenzione è quella di ridurre l’Irpef ed elevare di un punto l’Iva dando vita ad una «partita di giro» di 9 miliardi. Ma le variabili, visto che si tratta di centinaia di prodotti, sono molte: attualmente le aliquote sono tre (4, 10 e 20%). Potrebbero salire tutte di un punto, potrebbe emergere una aliquota intermedia del 12 oppure i beni di lusso potrebbero avere una aliquota superiore al 21. Il risparmio andrà , a seconda del mix, dai 6 ai 9,5 miliardi. Con queste risorse si potrà  mettere mano al taglio dell’Irpef per le prime due aliquote (oggi al 23 e al 27% fino a 28 mila euro) per il costo di 2-3 miliardi oppure si potrebbe sforbiciare solo la prima di due punti, ma per tutti i redditi.
Secondo molti osservatori la manovra Iva avvierebbe una spirale inflazionistica (le associazioni dei commercianti sono infatti contrarie). La Cisl accetterebbe un aumento dell’Iva sui beni di lusso, da sacrificare sull’altare di una riduzione dell’Irpef per i lavoratori dipendenti. La Confindustria è favorevole: per le imprese esportatrici, che non pagano l’Iva sull’export, si tratterebbe di una sorta di svalutazione competitiva.
Quanto al welfare fiscale si potrebbe aprire la strada al fattore «F», ovvero al fattore famiglia. E’ la nuova versione, all’italiana, del quoziente francese, oggetto di simulazioni da parte del Forum delle famiglie. Si agirebbe elevando la «no tax area» con un coefficiente che tiene conto del numero dei figli, degli anziani e dei disabili. Con questo sistema la «no tax area» per chi ha quattro figli potrebbe arrivare fino a 20 mila euro mettendosi al riparo dalla critica, rivolta al quoziente, di favorire i redditi più alti. E le risorse? Taglio di agevolazioni (come quelle sulla prima casa per chi ha più di 25 mila euro di reddito) e eliminazione delle sovrapposizioni dell’assistenza nel bilancio Inps e in quello dei Comuni.


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