Nuovi aiuti alla Grecia ok dalla troika Ue-Fmi-Bce

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MILANO – Ue, Bce e Fondo Monetario danno via libera ai nuovi aiuti per la Grecia. Una tranche di 12 miliardi – parte del pacchetto da 110 miliardi garantito lo scorso anno – sarà  girata ad Atene «ad inzio luglio dopo alcune discussioni sulle modalità  di concessione». L’Eurogruppo si riunirà  invece il 20 giugno per approvare un piano di salvataggio nuovo di zecca che prevede ulteriori fondi (si parla di 60-65 miliardi) in cambio dell’ennesimo piano di austerità  presentato ieri dal premier George Papandreou a Bruxelles. Questo salvagente-bis consentirà  alla Grecia di finanziare il proprio debito, arrivato a 327 miliardi, il 150% del Pil, fino a metà  2014 senza esser costretta a cercare soldi sul mercato. Un aiutino alle autorità  elleniche potrebbe arrivare anche dalle banche del Vecchio continente che saranno incentivate su base volontaria ad allungare le scadenze sui bond di Atene senza far scattare così i meccanismi del default. Il Paese, ovviamente, sarà  chiamato a una nuova tornata di misure lacrime e sangue. I dettagli verranno presentati nei prossimi giorni al Parlamento, ma qualche indiscrezione è già  emersa: verrà  messa in piedi una Commissione ad hoc per gestire le privatizzazioni (in vendita ci sono asset per 50 miliardi entro il 2015) cui la Ue – ha garantito il Commissario Olli Rehn – «darà  tutta l’assistenza tecnica necessaria». Il processo di vendita subirà  una forte accelerazione e i beni all’asta potrebbero essere usati come garanzia per i creditori che accetteranno di allungare i loro prestiti.
A sbloccare la situazione ieri – spingendo al rialzo l’euro (salito oltre quota 1,46 contro il dollaro), le borse europee e il listino ellenico (+4,3%) – è stato l’ok della missione Ue-Bce e Fmi inviata in Grecia per monitorare lo stato di avanzamento del risanamento. «Il processo di stabilizzazione del Paese ha fatto progressi significativi – scrive la Trojka in una nota – e l’economia potrebbe recuperare entro fine anno anche se sono necessarie misure strutturali più ampie per tagliare il deficit». La liquidità  resta tirata ma adeguata alle esigenze del sistema bancario e il governo «si è impegnato in un’ambiziosa strategia di bilancio a medio termine». In agenda ci sono la chiusura di diverse aziende pubbliche, la revisione di alcune coperture sociali, l’aumento della tassa sulla proprietà  e il taglio di molte agevolazioni fiscali. Le autorità  internazionali monitoreranno i progressi di Atene ogni tre mesi. L’agenzia Moody’s intanto declassa 8 banche elleniche.
«E’ evidente a questo punto che la Grecia non fallirà  e non uscirà  dall’euro – ha detto ieri il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker -. Noi da parte nostra siamo pronti a garantire i nuovi aiuti». Sul tavolo restano due nodi da sciogliere. Il primo è ottenere davvero l’ok in sede europea. Olanda e Finlandia nelle scorse settimane hanno mostrato un certo scetticismo sulla possibilità  di salvare il Paese anche per le resistenze politiche sul fronte domestico. Il secondo problema è tutto interno ad Atene. Il Pasok del premier Papandreou ha una solida maggioranza in Parlamento. Ma una quindicina di membri del partito hanno manifestato nei giorni scorsi qualche perplessità  sulla nuova austerity, chiedendo un dibattito pubblico. Sul piede di guerra ci sono già  i sindacati. I comunisti del Pame hanno occupato simbolicamente ieri il ministero delle Finanze e nei prossimi giorni sono previste nuove manifestazioni, mentre ogni sera continuano a riunirsi, numerosissimi, in piazza Syntagma gli indignati di Atene. Armati di bandiere greche, pentolacce e laser per illuminare la facciata del Parlamento.

 


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