Obama: “Fare il padre il mio mestiere più duro” Caccia al voto delle famiglie

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NEW YORK – Gli americani li hanno eletti per governare il mondo: ma se avessero fallito come papà  li avrebbero espulsi a calci dalla Casa Bianca. Perfino a Bill Clinton perdonarono quella macchia (ricordate la Lewinsky?) perché bastava guardare arrossire la piccola Chelsea per capire che bravo genitore era stato. Così Barack Obama sarà  anche sprofondato nuovamente nei sondaggi: ma come si fa a non rispettare un presidente che manda le figlie a letto dopo Carosello, o come diavolo si chiama qui?

No che non è retorica. Un popolo che nella Dichiarazione d’indipendenza ha iscritto il diritto alla felicità  sa bene che tutto comincia tra le mure domestiche. Obama l’ha detto chiaro e tondo. E per farlo ha usato un appuntamento istituzionale. Quei discorsi che, durante la Grande Depressione, Franklin Delano Roosevelt battezzò «dal caminetto»: e che oggi Barack irradia via Facebook e YouTube. «Permettetemi di spendere due minuti – ha detto – per parlarvi di quello che a volte è il mio mestiere più duro ma che mi dà  sempre più soddisfazioni: quello di papà ». Il presidente ha colto l’occasione della festa che qui si celebra il 19 giugno per comunicare agli americani la sua conquista più importante: «Le poche cose che ho imparato su ciò che i nostri figli desiderano». La ricetta è intrisa di tutto il buonsenso che ha portato il primo presidente nero a Washington: «Per prima cosa, hanno bisogno del nostro tempo. E più importante della quantità  è la qualità  delle ore». Poi, ci vuole struttura: a cominciare da «autodisciplina e responsabilità . Malia e Sasha vivono alla Casa Bianca, ma Michelle e io ci preoccupiamo che finiscano i compiti, facciano le commissioni, portino fuori il cane». E poi, ci mancherebbe, «hanno soprattutto bisogno di amore incondizionato: sia quando fanno bene che quando sbagliano. Quando la vita è facile e quando la vita è dura. E oggi – ricorda – la vita è dura per tanti americani».
L’America si è sempre specchiata nel suo presidente. L’immagine di John John che scalcia sotto la scrivania di Jfk è la fotografia più bella della «nuova frontiera» kennediana e abbatte davvero il confine tra pubblico e privato. Le figlie di Nixon sono misteriose e lontane come quell’uomo che trama nell’ombra: quando Tricia si sposa alla Casa Bianca anche la cerimonia sembra l’ennesima occupazione. E l’edonismo reaganiano non è spettacolarmente rappresentato dall’impenitente Patti – gioia di papà  Ronald – che si fa fotografare senza veli? Ecco invece Chelsea figlia unica: l’America si riscopre meno bigotta e non c’è bisogno di figliare come ai tempi dei pionieri per disegnare l’immagine dell’happy family. Mentre le incontenibili gemelle di George W. Bush – lui stesso figlio di – spalancano la porta all’era delle Paris Hilton: Jenna e Barbara protodive del reality. E oggi?
Negli Usa che faticano ad uscire dalla recessione anche Barack Obama annuncia «di aver intrapreso un secondo lavoro: il vice allenatore di basket di Sasha. Alla domenica, riuniamo la squadra per allenarci: e un paio di volte ho aiutato il coach nelle partite». Certo, poi ci sono le giornate, come ieri, in cui il dovere chiama anche se è festa: e Obama deve portare a passeggio per il green il nemico John Boehner – lo speaker repubblicano della Camera – nel tentativo estremo di smussare le divisioni sul deficit con «la politica del golf». Ma il messaggio che il presidente lancia è più che chiaro: la vera «ripresa» ce la giochiamo in famiglia. Credete a me, dice, «che sono cresciuto senza padre. Se ne andò quando avevo due anni e ho sofferto la sua assenza». Dice di più: dice di «chiedersi cosa sarebbe diventata» la sua vita se la sua presenza «fosse stata maggiore». E qui per la verità  sorge un dubbio. Perché nel governo del mondo c’è forse solo un altro posto più su della Casa Bianca. E anche lì devi dimostrare di essere un bravo papà : ma senza accento.

 


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