Permessi, la svolta di Maroni “Stop alle quote, basterà  il lavoro”

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ROMA – Addio clic day, stop alla lotteria delle quote. Basta a limiti rigidi, che non rispondono all’effettivo fabbisogno interno di immigrati. La rivoluzione dei flussi passa per un nuovo incontro tra domanda e offerta di lavoro. Parola di Roberto Maroni: «Bisogna togliere i limiti numerici» per i migranti che vogliono entrare in Italia disponendo già  di un contratto.
Oggi per assumere un lavoratore straniero bisogna attendere un decreto flussi e sperare di rientrare nelle quote che l’Italia fissa ogni anno all’ingresso di extracomunitari per motivi di lavoro subordinato o autonomo. Un sistema rigido, più volte criticato da sindacati e organizzazioni imprenditoriali. Ora, stando al ministro dell’Interno, le cose potrebbero cambiare: per chi ha un contratto di lavoro, ha spiegato ieri Maroni al Festival dell’economia di Trento, si devono «togliere i limiti numerici, non ci siamo ancora arrivati, ma ci riusciremo».
Altro che «immigrati fà¶ra da i ball», come chiesto a fine marzo da Umberto Bossi. Qui si ragiona sul superamento delle quote, anche perché l’Italia continua ad avere bisogno di lavoratori stranieri. Quanti? «Nel periodo 2011-2015 il fabbisogno medio annuo dovrebbe essere pari a circa 100mila, mentre nel periodo 2016-2020 dovrebbe portarsi a 260mila», come si legge in un dettagliato rapporto del 23 febbraio scorso, targato ministero del Welfare.
Peraltro il progetto di superare le quote è scritto anche nel Piano per l’integrazione, approvato dal Consiglio dei ministri il 10 giugno 2010: «Si potrebbe svincolare l’ingresso di lavoratori adeguatamente formati all’estero dal sistema delle quote». Come? Lo spiega Natale Forlani, direttore generale del dipartimento Immigrazione del ministero del Lavoro: «Il superamento dei limiti numerici è una tendenza, a cui stiamo lavorando, con una serie d’atti necessari. Innanzitutto dobbiamo rafforzare la rete degli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei flussi migratori. Attualmente abbiamo quattro accordi, con Egitto, Marocco, Albania e Moldavia, che dovrebbero diventare dodici entro un anno».
Come funzioneranno? «Si raccolgono prima le domande di lavoro provenienti dal territorio nazionale, quindi intermediari abilitati in base a questi accordi (come agenzie del lavoro, organizzazioni imprenditoriali e sindacali) vengono autorizzati a fare attività  contrattuale e di formazione nel Paese d’origine degli immigrati». Una pratica in parte già  in atto: «Già  oggi chi ha fatto formazione può arrivare fuori quota – ricorda Forlani – e l’ultimo decreto flussi prevedeva per loro 4mila posti incrementabili per via amministrativa».
Tradotto: in futuro potrebbero essere le quote a piegarsi al fabbisogno interno di immigrati e non più viceversa.

 


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