Pronta la lettera di Marchionne per l’addio a Confindustria

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TORINO – Ormai è questione di giorni. Tutti a Torino attendono la lettera con cui Fiat spa comunicherà  che «a far data dal 1 gennaio 2012» tutta l’azienda cesserà  di applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici e farà  riferimento come contratto nazionale a quello di primo livello siglato a Pomigliano. Una decisione in qualche modo annunciata nelle ultime ore dagli stessi leader locali della Confindustria. Come il presidente degli industriali metalmeccanici torinesi, Vincenzo Ilotte, colui che subirà  il maggior danno dalla perdita di un tesserato tanto rilevante: «L’uscita della Fiat da Confindustria è a questo punto inevitabile, un passaggio obbligato».

Tutto sembra deciso. Manca solo la data della lettera. E’ proprio su questo punto che nelle ultime ore si sono succedute le riunioni e i contatti. Dal punto di vista dell’opportunità  è chiaro che l’uscita di tutta la Fiat da Confindustria e l’adozione del contratto di Pomigliano andrebbe fatta prima del 18 giugno, giorno di inizio del processo di fronte al giudice del lavoro per stabilire se proprio il contratto di Pomigliano ha violato la legge (come sostiene la Fiom) o la rispetta (come sostengono la Fiat e gli altri sindacati). Ma un atto tanto clamoroso alla vigilia dell’apertura di un processo potrebbe apparire una forma di pressione sul magistrato e qualcuno al Lingotto potrebbe sollevare dubbi in proposito.
In ogni caso prima di inviare la lettera la Fiat dovrebbe superare le possibili obiezioni dei sindacati, almeno di quelli che finora l’hanno sostenuta nella battaglia per rinnovare le relazioni sindacali. Tra quei sindacati c’è la Cisl che si oppone più degli altri all’idea che il Lingotto esca dall’associazione degli industriali. Contatti si sono avuti in questi giorni tra i vertici di Torino e Raffaele Bonanni. Perché la lettera di annuncio dovrebbe disdire il contratto dei metalmeccanici. I contratti in vigore attualmente sono due ma quello del 2008, sottoscritto da tutti i sindacati, Fiom compresa, scade il 31 dicembre del 2011 ed è questo il motivo per cui la Fiat pensa di uscire dall’associazione di Emma Marcegaglia a partire dal giorno successivo, quando non avrà  più obblighi con la Fiom. In teoria li avrebbe invece, quegli obblighi, con gli altri sindacati che nel 2009 sottoscrissero un contratto separato dei metalmeccanici. Questo secondo contratto scadrà  a fine 2012 e dunque la Fiat non potrebbe disdirlo prima di quella data, a meno che tutti i firmatari non siano d’accordo. I metalmeccanici di Bonanni daranno il loro indispensabile assenso all’uscita di Fiat da Confindustria? Potrebbero opporsi, costringendo l’azienda a rimanere in Confindustria un altro anno. Ma così facendo entrerebbero in contraddizione con le proprie affermazioni. Perché nella memoria consegnata nei giorni scorsi al tribunale di Torino, i legali della Fim-Cisl hanno contestato gli attacchi della Fiom al contratto di Pomigliano sostenendo che quell’accordo è «migliorativo» rispetto al contratto nazionale dei metalmeccanici. Dunque, se quello di Pomigliano è migliore, perché battersi a difesa del contratto peggiore? Solo perché questo secondo impedisce l’uscita di Fiat da Confindustria? Questo è il nodo che la Cisl deve sciogliere nelle prossime ore.

 


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