“Libia, Gheddafi non parteciperà ai negoziati”
La Corte penale internazionale prende oggi un provvedimento importante, che però potrebbe avere nessuna influenza sulle mosse di Muhammar Gheddafi. La camera di “pre-trial” della corte Onu dell’Aja, guidata dall’italiano Cuno Tarfusser, si pronuncerà sulla richiesta di arresto del leader libico fatta dal procuratore capo della Cpi, il pm argentino Luis Moreno Ocampo che accusa il colonnello di stragi di civili disarmati, stupri di massa e uso della tortura. Se i giudici approvassero la richiesta, il raìs sarebbe formalmente un ricercato internazionale nel mirino delle Nazioni Unite, un capo-banda da catturare, difficile da gestire anche per gli amici leader africani che ancora provano a fermare la guerra in Libia garantendo un rifugio sicuro al colonnello.
Ieri in Sudafrica si è riunito a Pretoria il comitato dei 5 dell’Unione africana che sta gestendo la mediazione della Ua, che ancora non ha prodotto nulla di concreto. Ieri, però, i leader dell’Unione africana, guidati dal presidente della Mauritania Mohamed Ould Abdel Aziz, hanno fatto sapere che, mentre Gheddafi fa confermare dal suo portavoce di non essere disposto a lasciare «né il potere né il paese», ha anche riferito agli africani di essere disposto a «non partecipare direttamente ai negoziati per fermare la guerra». Sarebbe una concessione del leader libico, ma per i ribelli e per gli alleati della Nato equivale ad un ennesimo rifiuto di qualsiasi possibilità di negoziato, visto che Gheddafi di fatto chiede una trattativa la cui premessa è che vuole rimanere in Libia e non vuole cedere il potere.
Il Consiglio di Bengasi ha reagito male a questa mossa, anche perché il regime libico conferma che è pronto a mandare suoi inviati a parlare con l’Unione africana come se niente fosse. In queste ore lo sforzo dei ribelli continua quindi ad essere militare: mentre sul fronte orientale continuano a consolidarsi e a prepararsi per la famosa “battaglia di Brega” annunciata da parecchie settimane ma mai lanciata, novità serie arrivano invece dal fronte occidentale. Dalla frontiera con la Tunisia i ribelli riescono ad avere i rifornimenti militari che permettono loro di avanzare lentamente ma senza sosta verso Tripoli. Ieri si è combattuto a 50 chilometri dalla capitale, con gli oppositori che secondo giornalisti della Afp e della Bbc sono arrivati a Bir Al Ghanam, da cui parte una strada che arriva diritto sulla costa alla città -martire di Zawiya. Più fonti confermano che i ribelli occidentali sono già in contatto con cellule di insorti a Tripoli, hanno mandato in segreto staffette per preparare l’insurrezione e creare nuove cellule. Per il momento però, dice una fonte della Presidenza del Consiglio, «non ci aspettiamo grossi colpi di scena: solo un lento faticoso lavorio di avvicinamento a Tripoli».
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