“Lo sviluppo sociale riparte dal territorio per difendere i servizi”. Rapporto Cgil

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ROMA – “Il territorio si evidenzia sempre più come elemento centrale per la tutela del reddito dei lavoratori, dei pensionati e a difesa dei diritti e delle condizioni di vita delle persone”. E’ quanto emerge dal Secondo rapporto sulla contrattazione sociale territoriale presentato questa mattina presso la sede nazionale della Cgil a Roma. Una seconda edizione che ha preso in considerazione 439 documenti di contrattazione sociale realizzati tra dicembre 2009 e dicembre 2010. Di questi, circa l’83% sono costituiti da diverse forme di accordo tra le parti sindacali e gli interlocutori istituzionali, il 10% da resoconti e verbali di incontro e in minima parte, il 6,8%, da piattaforme negoziali, ma andando a vedere la provenienza si nota che circa 360 di questi documenti si concentrano sulle dimensioni comunali, intercomunali e di circoscrizione o municipio andando a coprire ben 798 comuni. “Il rapporto mette in evidenza una tenuta rispetto ai sistemi di welfare – ha spiegato Maria Guidotti, coordinatrice del Comitato di indirizzo dell’Osservatorio sulla contrattazione sociale -, un impegno diffuso sul territorio per la tenuta del livello dei servizi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, sul terreno dell’imposizione fiscale, tariffe, rette per strutture per l’infanzia, strutture per anziani e accesso ai servizi in generale. Una contrattazione che tenta di non far pesare ulteriormente la crisi sulle spalle dei cittadini”.

La crisi però c’è e “si sente”, ha aggiunto Guidotti, “le risorse mancano, ma emergono anche degli elementi di novità . C’è un nuovo coinvolgimento di soggetti diversi a partire dal terzo settore che acquista un ruolo nuovo e più importante anche nella contrattazione il che richiede probabilmente anche nuove sedi di relazione per definire progetti ed obiettivi comuni”. Rispetto al primo rapporto, ha evidenziato Guidotti, le differenze sono dovute in particolar modo alla scarsità  di risorse, anche se non manca “un appiattimento” generale degli interventi. “Si fa molto meno attenzione alla differenziazione per bisogni rispetto ai destinatari – ha specificato -. Penso alle donne o all’infanzia e agli immigrati. Si pensa al bisogno generale, alla risposta che coinvolge l’intera popolazione come prima risposta”. Tra gli elementi positivi emersi da questa rilevazione la partecipazione diffusa e gli interventi che pongono la qualità  al primo posto. “Tentativi molto importanti che vengono fatti ad esempio per i piani di zona: veri e propri interventi di pianificazione che coniugano lo sviluppo sociale con lo sviluppo del territorio, dalla valorizzazione delle infrastrutture, dai trasporti al patrimonio artistico, alle risorse ambientali. Sicuramente è molto positivo. Coniuga i due livelli, quello economico e quello sociale, che spesso si pensa che debbano proseguire separati”. Interessante anche l’attenzione all’ambiente, alla sua tutela e alle energie rinnovabili, “non diffusissima ma significativa”, e soprattutto una “partecipazione diffusa”. “La negoziazione – ha aggiunto Guidotti – come alimentatore di una democrazia praticata effettivamente e di una partecipazione diffusa per creare una relazione diretta fra cittadino, i lavoratori, i bisogni e le risposte che sono necessarie”. Non mancano, però, elementi di preoccupazione che riguardano soprattutto “il taglio indiscriminato delle risorse e una diffusissima evasione fiscale rispetto alla quale non ci sono gli strumenti per intervenire”. Una situazione che tuttavia fa fatica a risolversi positivamente. “Si fanno anche molti patti con i comuni e le associazioni per impegnarsi nella lotta all’evasione e per il recupero di risorse ingenti – ha spiegato Guidotti -, poi si scopre che gli strumenti che sono a disposizione non sono sufficienti e quelli che sarebbero necessari non sono a disposizione”.

 

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