“Sono scelte ammazza-Paese solo tagli, niente investimenti”

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ROMA – «Cosa penso della manovra di Tremonti? Che come si sta configurando ammazzerà  il Paese. Ci metterà  in ginocchio», dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. «Perché – aggiunge – un’operazione di quel tipo non si può reggere sul piano sociale».

Vuol dire che finiremo come la Grecia con gli scontri in piazza?
«Voglio dire che con il blocco dei contratti pubblici, con la perdita progressiva del potere d’acquisto delle pensioni, con i tagli agli enti locali costretti a ridurre la qualità  e la quantità  dei servizi, con la prospettiva dei giovani che è tra disoccupazione e precarietà , non metti di certo al riparo la condizione sociale del paese. Ci vorrebbe una politica di crescita e invece si continua a tagliare e a far pagare a una parte del paese. Ma l’Italia che non cresce è figlia anche di una politica economica depressiva. Perché il problema non è solo quello che ha fatto e fa questo governo; il problema è anche quello non ha fatto e che non fa».
Nella manovra di Tremonti dovrebbe esserci anche un pacchetto di misure pro-crescita: liberalizzazioni e semplificazioni. Troppo poco?
«Guardi, spero che non ripropongano per l’ennesima volta anche il piano per il Sud. Ormai viene da piangere ogni volta che lo fanno. La verità  è che mancano gli investimenti. L’ha capito anche la Lega quando chiede di allentare il patto di stabilità  interno per recuperare un po’ di risorse».
Lei cosa propone?
«Si può fare un’operazione vera sull’evasione coinvolgendo i Comuni e le Regioni. Una parte di ciò che si recupera dall’evasione fiscale può servire ad allentare il patto di stabilità  interno».
Intanto bisogna farla la lotta all’evasione fiscale.
«La Cgil propone di introdurre la tracciabilità  a partire da 500 euro. Ma anche di approvare misure stringenti sugli appalti e il caporalato. Il lavoro nero è un pezzo dell’evasione fiscale. Anche se, è evidente, quello che è stato deciso su Equitalia nel cosiddetto “decreto sviluppo” va esattamente nella direzione opposta».
Il Tesoro punta ad anticipare di due anni, al 2013, l’adeguamento dell’età  pensionabile alle aspettative di vita. In discussione c’è anche l’innalzamento a 65 anni dell’età  pensionabile delle donne dipendenti del settore privato. Tutti i sindacati, non solo voi, hanno detto di no. Potreste decidere anche uno sciopero?
«Ci sono due gravi questioni: la prima è che si vuole fare cassa con le pensioni; la seconda è che si scarica sulle donne una situazione complessa. Sì, ho letto le dichiarazioni contrarie di Cisl e Uil. Mi pare un fatto positivo. Se dovessero essere approvate queste ipotesi non si può escludere una reazione. Sarebbe una profonda ingiustizia sociale».
Dopo tanti anni di discussione dovrebbe arrivare l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Ci voleva un governo di centro destra per farlo? Dall’incremento delle aliquote dovrebbero restare esclusi i titoli pubblici. Condivide questa scelta o secondo lei bisognerebbe distinguere in base al livello patrimoniale dell’investitore?
«Io credo che questo, se arriverà , sia il risultato di una campagna che noi abbiamo fatto in maniera esplicita. Ma è un’idea che si è via via rafforzata dopo la crisi. L’inasprimento delle aliquote sulle rendite deve essere solo un pezzo della tassazione sui grandi patrimoni».
Lei è favorevole all’aumento dell’Iva per compensare la riduzione delle aliquote Irpef?
«Sono assolutamente contraria ad aumentare l’Iva perché produce inflazione a danno soprattutto dei redditi più bassi. E l’inflazione è da sempre una tassa su questi redditi».
Cosa pensa della riforma fiscale che sta preparando Tremonti con tre aliquote e solo cinque imposte?
«Che il problema sono gli scaglioni di reddito ai quali si applicano le aliquote. Non mi pare che siano stati definiti. L’impostazione, tuttavia, mi sembra che porti ad un aggravamento della pressione fiscale sul ceto medio».
Le sembra credibile e sufficiente il pacchetto di tagli ai cosiddetti costi della politica? 
«Intanto dico che l’antipolitica crescente è un drammatico errore. Bisognerebbe smetterla. E poi che c’è il rischio che così la politica diventi una cosa per ricchi. Perché i parlamentari e chi fa politica abbiano una pensione basterà  che si adeguino alle regole di tutti gli altri».
Con la pensione dell’Inps?
«Esattamente». 
Sembra che sui contratti e la rappresentanza sindacale siate a un passo da un accordo finalmente unitario con la Confindustria. Che significato ha in un contesto come quello attuale?
«Il contesto è effettivamente molto complicato. Rimettere ordine alla funzione della contrattazione sarebbe un risultato molto importante. Continuiamo a lavorare per trovare una soluzione».
E quale sarebbe secondo lei la soluzione migliore alla Banca d’Italia per il dopo-Dragi?
«Io sono per una soluzione interna alla Banca d’Italia che ne garantisca l’autonomia».
Vuol dire Saccomanni?
«Non faccio nomi».

 


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