Regalino razzista alla Lega

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Divisi su tutto tranne che sul razzismo. In attesa dell’oracolo di Pontida c’è un solo terreno per tentare di ricomporre i cocci della santa alleanza tra Cavaliere e Lega dopo i disastri delle elezioni amministrative e dei referendum. Per acquietare le ire del popolo del Carroccio alla vigilia dell’adunata leghista non resta che dargli in pasto un odioso provvedimento xenofobo. Il tentativo è quello di far digerire alla base in rivolta l’ennesimo accordo con il padrone di Arcore. Dato che non si può mandare a casa Silvio, si mandano a case gli stranieri. A cucinare la solita minestra ieri ci ha pensato il ministro degli interni Bobo Maroni che l’ha presentata a Palazzo Chigi proprio al fianco di Silvio Berlusconi. Il consiglio dei ministri ha varato un decreto che prolunga il periodo di permanenza nei Cie da 3 a 18 mesi e prevede il ripristino della procedura di espulsione coattiva immediata per gli stranieri non regolari e, per motivi di ordine pubblico, anche per i cittadini comunitari. Inoltre oggi il ministro degli esteri Franco Frattini firmerà  un accordo con il Comitato transitorio di liberazione di Bengasi per bloccare i flussi migratori dalla Libia e per riprendere i rimpatri forzati, proprio come ai tempi di Gheddafi. Frattini ha citato addirittura una presunta collaborazione con l’ufficio dei rifugiati dell’Onu (Unhcr) che si è affrettato a smentire stupito e indignato.
Le polemiche di Maroni&Co. contro la guerra finiscono qui. E mentre gli addetti ai lavori si scervellano per interpretare i presunti segnali di rottura lanciati da Bossi e dallo stesso Maroni, Pdl e Lega nei fatti tentano di ricompattarsi proprio sul terreno più meschino: il razzismo. Con buona pace di chi ancora spera negli ammiccamenti con l’eterna costola della sinistra per chiudere l’era berlusconiana. E infatti lo zuccherino concesso dal Cavaliere ai padani fa esultare il ministro Roberto Calderoli: «Evviva, arrivano le prime risposte concrete ai problemi che abbiamo posto».
La mossa di Maroni non solo impone un giro di vite durissimo e intollerabile contro gli stranieri ma, per molti versi, si traduce in uno specchietto per le allodole anche per la sua base. Una sferzata propagandistica che non avrà  neppure l’effetto di ridurre l’immigrazione. L’espulsione coattiva immediata dei clandestini è già  legge in Italia. Già  ora gli stranieri irregolari, se il provvedimento di espulsione viene convalidato, possono essere espulsi anche se il procedimento legale è ancora in corso. Questa procedura però è stato messa in discussione da una direttiva della Corte di giustizia europea. «La direttiva – spiega Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci – prevede gradualità : prima si deve dare la possibilità  di rimpatrio volontario, poi la messa in atto di misure progressive ma non immediatamente l’espulsione coattiva. L’Italia non la vuole applicare, ma siccome dopo due anni la norma entra in vigore automaticamente anche nei paesi che non l’hanno recepita allora il governo cambia la legge». Una specie di gioco delle tre carte, come dire: la direttiva Ue si applicava alla legge vecchia, non a quella appena fatta, anche se è peggiore della prima. Ma la cattiveria del decreto si concentra tutta nel prolungamento fino a 18 mesi della detenzione nei Cie senza processo ma solo con un nulla osta del giudice di pace. In questo modo si trasforma un fermo per motivi amministrativi in una pena sempre più punitiva da scontare in strutture meno tutelate del carcere, disumane e fuori da ogni controllo. Una misura odiosa quanto inutile. «I dati dimostrano che l’inasprimento dei termini della detenzione – spiega Pietro Massarotto, presidente del Naga – non comportano una riduzione del numero dei nuovi arrivi e finisce per ridurre il numero di espulsi perché quanto più lunghi sono i tempi di permanenza quanto più si riduce il numero dei posti nei Cie».
Il paradosso finale è che i più soddisfatti per i provvedimenti licenziati ieri dal governo non dovrebbero essere i padani ma gli italiani più a sud di tutti. Dopo mesi di disastro e abbandono Berlusconi ieri ha annunciato un decreto ad hoc per Lampedusa con finanziamenti da 26 milioni di euro. «Il 28 giugno firmerò il rogito per la mia villa sull’isola e sarò lampedusano anch’io», ha concluso il premier. La Lega è servita.


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