Scontro tra Bce e Germania sui bond greci

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ROMA – Il caso Grecia scuote gli equilibri di Eurolandia. Fa emergere una frattura sul da farsi tra due schieramenti: la Germania da un lato, Bce, Ue e Francia dall’altro. Così, proprio per cercare una soluzione, l’Eurogruppo decide di riunirsi in seduta straordinaria martedi prossimo, a Bruxelles. Il vertice, che precede la cena informale dell’Ecofin, segue la teleconferenza a sorpresa dello stesso Eurogruppo, l’altro giorno.
La materia del contendere riguarda la partecipazione – obbligatoria o volontaria? – dei privati (cioè le banche) ai nuovi aiuti. «Bisogna coinvolgerli», insiste in Parlamento il ministro tedesco Wolfgang Schaueble. «No, non serve», taglia corto Juergen Stark, esponente tedesco nel Board della Bce. E la diatriba va avanti, mentre l’euro scivola per i timori di un default fino a quota 1,43 sul dollaro, si accentuano le tensioni sui bond greci e degli altri paesi periferici dell’Euro, il governo di Atene dice sì al nuovo piano di rigore e la Ue studia un riscadenzamento del debito che prevede la presenza dei privati ma «solo su base volontaria». «Occorrerà  però assolutamente evitare che l’operazione venga percepita come un default», si preoccupa il commissario Ue, Olli Rehn.
Ormai da settimane la Germania si oppone agli altri sul ruolo dei privati per salvare il paese dalla crisi del debito sovrano. E’ convinta che il secondo pacchetto di aiuti, per essere efficace, deve per forza vedere la loro partecipazione. Un gruppo di lavoro ad hoc è già  stato messo in piedi e lo stesso Bundestag vota a sostegno del progetto-Schauble. La Bce viceversa, secondo quanto ribadito dal membro portoghese del board Vitor Costancio, non esclude affatto un allungamento delle scadenze, ma senza privati, a meno che non lo vogliano. La sua posizione piace anche alla Commissione e alla Francia.
In questo contesto così confuso, la Grecia si preoccupa di salvare se stessa. Il consiglio dei ministri approva il piano di rigore concordato con Fmi, Ue e Bce. Il premier Papandreou reclama il consenso di tutte le forze politiche e invita l’opposizione a presentare delle proposte. «Chiedo ai leader di tutti i partiti di cooperare» dichiara in un messaggio-appello televisivo. «Dobbiamo dimostrare che siamo capaci di superare le divisioni politiche». Il ministro dell’economia Papaconstantinou immagina come potrebbe configurarsi il nuovo pacchetto di aiuti. «Dovrebbe essere una combinazione», spiega, composta da tre elementi-base: «le privatizzazioni», per cominciare, che dovrebbero da sole fruttare a regime circa 50 miliardi. Quindi «una partecipazione volontaria del settore privato e eventualmente prestiti dai paesi della zona euro».
Il piano concordato con la troika dei creditori prevede un’austerità  senza precedenti, da più di 28 miliardi di euro per il periodo 2011-2015, per garantire alla Grecia inadempiente un nuovo prestito da 100 miliardi. Soltanto quest’anno dovrebbero arrivare nelle casse dello Stato 6,5 miliardi dai nuovi tagli a stipendi e pensioni, dall’aumento del contributo di solidarietà  ai disoccupati del settore privato, da un inasprimento delle tasse e da nuove imposte. Massicce le privatizzazioni in agenda: dalla Ote, la compagnia per la telefonia gia’ acquistata dalla Deustche Telecom, alla Postal Bank, dall’Ente portuale di Salonicco all’aeroporto di Atene, compresa la Deh, l’azienda elettrica e l’Elpe, la compagnia petrolifera greca.

 


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