Sedici ore sul tetto del Municipio per il «permesso»

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Già  in passato l’immigrato si era reso protagonista di proteste clamorose, come quando nello scorso novembre, tentò di arrampicarsi su una gru e di raggiungere i compagni di lotta scesi dopo 16 giorni di protesta.
Ben Issa è stato sostenuto tutta la notte dai cori e dagli incitamenti degli immigrati, che si sono radunati sotto il Municipio e che dopo la sua discesa non lo hanno abbandonato nemmeno per un istante, impedendo che venisse portato in Questura per essere identificato. «È da giorni che stava montando la tensione – ha detto Umberto Gobbi, portavoce dell’Associazione Diritti per tutti – I cittadini extracomunitari sono esasperati, non ce la fanno più, vogliono delle risposte. Le chiedono da mesi, ma nessuno al ministero dell’Interno ha voluto risolvere il loro problema. È stata un’azione disperata, il gesto di un uomo che da dieci anni non può tornare nel suo paese, non può vedere la moglie e i figli, il ministro Maroni deve emanare al più presto la circolare che regolarizza questi immigrati così come richiesto dal Consiglio di Stato e dalla Corte Europea di Giustizia».
Dalle 10 di mercoledì sera, tutta Brescia è rimasta con il fiato sospeso e con lo sguardo rivolto verso l’alto, verso un uomo mite che ha deciso di sfidare da solo Maroni. Solo intorno alle 14, dopo l’intervento di Jimmy, uno dei reduci della gru occupata a novembre, e dopo le rassicurazioni della Questura e di Sergio Pezucchi, il legale dell’Associazione Diritti per Tutti, Ben Issa ha accettato di scendere. «Questa – ha detto – è la mia famiglia e da lassù mi sono reso conto di non essere solo. Io non ce la faccio più. Ho una moglie e tre figli, ma sono dieci anni che non posso lasciare l’Italia perché non ho uno straccio di permesso di soggiorno e non saprei come fare per rientrare. Sono una persona onesta, ho sempre lavorato, e se sono salito su quel tetto, l’ho fatto non solo per me, ma per migliaia e migliaia di persone che in tutta Italia vivono il dramma della clandestinità ».
Una situazione giudicata insostenibile anche dalla Cgil: il primo a trovarsi in una situazione di illegalità  è il ministro dell’Interno – dicono dal sindacato – che prima ha emesso una circolare nella quale si definiva non ostativo il rilascio del permesso di soggiorno per i lavoratori stranieri che non avevano ottemperato a un decreto di espulsione e avevano fatto richiesta di sanatoria nel 2009, e poi ha emesso un’altra circolare che ha sospeso la prima. La situazione, dopo i pronunciamenti della Corte di giustizia e del Consiglio di Stato sul reato di clandestinità , è «paradossale e ingiusta», con il risultato che migliaia e migliaia di lavoratori che secondo la legge, avrebbero il diritto di lavorare regolarmente, sono costretti alla clandestinità  a causa dell’inerzia del ministero dell’Interno.


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