Un sì, sotto ricatto, allo «tsunami» sociale

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ATENE – Sindacati e «Indignati» tengono duro sotto il basso sole che letteralmente brucia a piazza Syntagma. E si preparano di affrontare con la stessa determinazione lo tsunami dei tagli di 28 miliardi e di privatizzazioni che hanno impostato l’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale per concedere la quinta tranche dei 12 miliardi nei primi di luglio e concedere così un nuovo prestito. Il tutto per pagare il precedente prestito da parte di un paese che ha dato tutto quello che aveva per salvare le banche e che oggi dice che non ha soldi per pagare stipendi e pensioni. Una parte della sinistra, con Syriza e Antarsya, continua a lottare con gli «Indignati» a Syntagma, mentre i comunisti ortodossi del Kke hanno continuato ieri, con una manifestazione sulla piazza di fronte al comune di Atene, la loro lotta solitaria contro la troika. 
Il voto di fiducia con 155 voti su 300 parlamentari nelle prime ore di mercoledì ha permesso ai socialisti del Pasok di respirare, alimentando anche la loro arroganza. Il nuovo ministro Mosialos, portavoce del governo si era mostrato fiducioso che il governo non avrebbe preso meno voti per i tagli anche nel caso di abbandono dell’aula del parlamento da parte di tutti i partiti dell’opposizione.
In realtà  Papandreou, forte anche dell’appoggio di Bruxelles e del Partito popolare europeo, ha ricomposto una nuova maggioranza a favore dei tagli.
Per primo gli ha offerto i suoi voti il populista Karatzaferis, il leader della estrema destra xenofoba e razzista. Karatzaferis, che poi ha votato contro la fiducia al nuovo governo di Papandreou, è accanito sostenitore della formazione di un governo di unità  nazionale e tutte le misure necessarie per «salvare la patria».
Alla fine sembra che la Grecia si stia sottomettendo alle nuove leggi draconiane dell’Unione Europea che vuole grandi coalizioni o accordi tra i maggiori partiti politici nei paesi con problemi di debito, come ha fatto già  in Irlanda e Portogallo.
Samaras voterà  contro i tagli, ma solo perché sono in una unica legge, mentre darà  il suo voto favorevole per tutte le leggi applicative dei tagli che considera «adatte» alla situazione. 
Le scene a dir poco comiche di Samaras e dei deputati di Nuova Democrazia durante la lunga notte del voto di fiducia al governo di Papandreou, quando uscivano ed entravano «offesi» nell’aula, ha confermato l’intuizione di molta gente che il capo dei conservatori dà  battaglia sì, ma solo per le poltrone. «Non posso dare il mio consenso ad uno sbaglio. Posso dare il mio consenso per la correzione dello sbaglio, quanto volete…», ha detto Samaras, chiedendo le elezioni anticipate di fronte al referendum che propone Papandreou.
In calo nei sondaggi 
I sondaggio della società  Gpo realizzati per il canale Mega, mostrano l’evidente divorzio dell’opinione pubblica dai due grandi partiti che hanno caratterizzato la vita politica del paese dopo la dittatura.
La Nuova Democrazia con il 21% avanza solo dello 0,90% di fronte al 20,10% del Pasok. I due maggiori partiti a malapena superano il 41%, mentre il partito comunista ortodosso Kke raggiunge il 9,20%, il Laos di estrema destra è al 6,50%, la coalizione di sinistra Syriza al 4%, la moderata Sinistra Democratica al 3%, Il Carro dei Cittadini al 2,20%, i Verdi la 2,10% e la conservatrice Alleanza Democratica al 2%. La percentuale dei voti bianchi o nulli raggiunge il livello record del 19,10%, come quella di chi non sa per chi votare, il 10,80%. Il 32,10% preferisce alla guida del governo Papandreou ed il 27,10% Samaras, il 39,40% però non vuole nessuno dei due, mentre il 66,30% è contro i nuovi tagli.
Privatizzazioni e rating 
Il sindacato dell’Enel greca Genop-Deh, ha sorpreso tutti ieri con le sue iniziative perché dalle prime ore della mattina aveva accerchiato il Ministero dei Trasporti e con una azione simbolica ha lasciato senza la corrente elettrica il ministero. Genop-Deh ha avvertito che gli scioperi e le interruzioni della corrente elettrica continueranno fino alla votazione dei tagli, che prevedono tra le altre cose anche la svendita di un altro 17% di Genop-Deh. Il nocciolo duro del nuovo piano di tagli di 28 miliardi fino al 2015 prevede privatizzazioni per 50 miliardi di euro, una vera svendita del settore pubblico vista la bassa quotazione delle società  pubbliche che sono entrate nella borsa di Atene.
I ricatto della troika europea per la concessione della quinta tranche del prestito alla Grecia, mira più alle leggi di applicazione dei tagli, cioè l’intero piano di privatizzazioni, che ai tagli veri e propri. Molte società  tedesche e francesi hanno aspettato il voto del parlamento greco per cominciare una gara di acquisti, cominciando dalle società  del settore energetico. Non a caso quelli che ad Atene sostengono che la crisi del debito non è greca ma europea, vedono dietro la speculazione delle agenzie di rating un ricatto per costringere i governi a valutare i loro gioielli di famiglia.
Mosialos ha commentato ieri, a proposito della politica speculativa degli avvertimenti della Fitch, che «le agenzie di rating sono incontrollabili», che non si può muovere nessuna azione legale contro di loro e che il governo greco aspetta il nuovo quadro legale che prepara la Commissione Europea per la loro funzione. «La questione va oltre l’Europa e ha carattere globale», ha sottolineato il ministro greco, scaricando su altri le responsabilità  del governo Papandreou nella speculazione sui BoT greci e nel doloroso travaglio della crisi.


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