Una svolta politica alla Fao

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Graziano entrerà  in carica in gennaio sostituendo il senegalese Jacques Diouf, che è stato direttore generale per ben 18 anni (cosa che spinge ora molti paesi a chiedere una riforma interna).
L’arrivo di Graziano al vertice della Fao – la più grande tra le agenzie dell’Onu, con un budget annuale di un miliardo di dollari e 3.600 dipendenti – conferma il ruolo di punta che il Brasile va assumendo sulla scena internazionale. Ma è soprattutto il suo curriculum politico che lascia immaginare una svolta. Graziano è stato ministro «dello sviluppo sociale e della lotta alla fame» nel primo governo del presidente Luis Ignazio Lula da Silva, e ha avuto un ruolo chiave in una delle più significative politiche sociali laciate allora: il programma Fome zero («fame zero»), avviato nel 2003 con l’obiettivo di «garantire a tutti il diritto al cibo». Il programma Fame zero ha preso diverse forme, dall’aiuto finanziario diretto con la Bolsa Familia ai progetti di infrastrutture rurali (come le cisterne in zone semi-aride) e investimenti a sostegno dei piccoli agricoltori, il microcredito, la rete di mense comunitarie, le mense scolastiche gratuite, i programmi di educazione alimentare. («Speriamo che Graziano replichi queste politiche a livello globale», commentava ieri Oxfam, una delle ong per lo sviluppo che ieri si congratulava. «Ci aspettiamo che il direttore generale assuma una leadership forte», fa eco ActionAid).
Graziano da Silva ha dichiarato che i suoi principali obiettivi saranno eliminare la fame, introdurre un sistema di produzione alimentare sostenibile e rifondare i mercati alimentari mondiali – oltre alla riforma interna dell’organizzazione. Sfide non da poco. L’indice mondiale dei prezzi alimentari (un sistema di monitoraggio dei prezzi attuato dalla stessa Fao) ha toccato un record assoluto in febbraio; poi è leggermente calato ma tutti gli esperti prevedono un futuro di prezzi alti e di oscillazioni improvvise. La settimana scorsa i ministri dell’agricoltura del G20 (dove sono rappresentate anche nazioni «emergenti» come Brasile, India, Sudafrica) hanno concordato un piano d’azione per stabilizzare i prezzi alimentari. Ma tutti sanno che un problema di fondo è quello sottolineato ieri da Graziano: la necessità  di controllare il sistema finanziario, perché «i mercati finanziari hanno contaminato quello delle derrate alimentari». Secondo il nuovo direttore generale, la Fao avrà  in futuro un maggiore ruolo nell’aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare le oscillazioni del mercato delle derrate. Circa gli agrocarburanti, una delle cause dell’aumento dei prezzi, Graziano dice che sono “buoni” se prodotti usando i surplus, ma se la produzione di carburanti compete con quella di cibo hanno un ruolo “cattivo” – è un’ammissione, detta dal rappresentante di un paese che sugli agrocarburanti ha investito in modo massiccio. 
In un articolo del 2009 (sul sito www.fomezero.gov.br), Graziano scriveva che «dagli anni ’80 i governi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, sono stati spinti dall’agenda dello “stato minimo” a trasferire la responsabilità  del rifornimento alimentare interno ai trading internazionali. (…) Le politiche di sviluppo rurale, soprattutto quelle destinate ai piccoli produttori, sono state smantellate. (…) Le conseguenze sono state un disastro», e si riferiva all’esplosione dei prezzi del cibo nel 2008. Parole che valgono altrettanto oggi.


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