Agguato Taliban agli italiani, muore un parà 

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Un altro militare italiano caduto in Afghanistan, il terzo dall’inizio di luglio, il 41esimo dall’inizio della missione Nato-Isaf. Romano, classe 1983, il primo caporal maggiore David Tobini è stato ucciso in uno scontro a fuoco con un gruppo di Taliban a Nord-Ovest di Bala Murghab, nella zona occidentale sotto responsabilità  del contingente italiano. Un attacco che ha ferito anche altri due militari, parà  come la vittima: Simone D’Orazio, in gravi condizioni, e Francesco Arena, ferito al braccio destro ma fuori pericolo.
Nell’aspra valle dove scorre il fiume Murghab sono le 4.15 di mattina. I soldati italiani, insieme a forze afgane, entrano nel villaggio di Khame Mullawi dove è stata segnalata la presenza di materiale esplosivo: e la missione viene portata a termine «positivamente», secondo la ricostruzione che fornirà  il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Ma all’uscita dal villaggio, i militari vengono attaccati, il gruppo di insorti fa fuoco. Colpisce Tobini al torace uccidendolo, ferisce all’addome il caporal maggiore D’Orazio. Gli italiani allora cercano riparo in alcune abitazioni, ma vengono bersagliati da proiettili in arrivo da altri insorti, nascosti negli edifici che non erano stati precedentemente setacciati. «Un doppio attacco», quindi. Una battaglia in cui resta poi ferito il terzo militare e che richiede l’intervento della forza aerea alleata: quattro elicotteri, un aereo francese e uno americano che permettono l’evacuazione degli italiani, «dopo un periodo non breve».
Cordoglio per la perdita di Tobini arriva dai partiti e dalle alte cariche dello Stato. «Profonda commozione» viene espressa dal presidente Giorgio Napolitano. Messaggi arrivano dal presidente del Senato, Renato Schifani, e da quello della Camera Gianfranco Fini, così come da Silvio Berlusconi. Che «rinnova la gratitudine del governo e del Paese» ai militari impegnati all’estero, il cui contingente più numeroso – 4200 soldati – è proprio quello in Afghanistan. «Se gli afgani possono guardare con speranza al proprio avvenire – dichiara invece il ministro degli Esteri Franco Frattini – lo dobbiamo anche e soprattutto al sacrificio dei soldati impegnati nella missione di pace». E Bala Murghab è proprio una delle aree più strategiche per la stabilizzazione dell’Afghanistan e rischiose per i nostri militari. Tutta la provincia di Baghdis resta infatti una roccaforte taliban resa ancor più calda dal vicino confine turkmeno, attraversato da traffici di oppio in uscita e di armi in entrata.
Secondo militare in forza al 183esimo reggimento paracadutisti “Nembo” di Pistoia a perdere la vita, il caporal maggiore Tobini aveva festeggiato in terra afgana il suo ventottesimo compleanno appena sabato. E ora forse l’unica consolazione per i familiari è che è morto facendo quel che adorava. «L’Esercito era la sua passione, non parlava d’altro», ricorda la cameriera di un bar frequentato dal militare vicino alla casetta bifamiliare dei Tobini, a Osteria Nuova, frazione alle porte di Roma vicino ad Anguillara Sabazia. Dove il primo a sapere della morte di David è stato il fratello minore, l’unico che era a casa. La madre Anna Rita era in macchina per andare al lavoro, ieri mattina, quando le è squillato il telefono. Pochi minuti e la villetta ha cominciato a riempirsi di amici e parenti. Di ufficiali e commilitoni. Un corteo dignitoso, proprio come la famiglia Tobini. «Era un ragazzo buono», David, «un ragazzo perbene» con la passione per la Lazio. Lo descrivono così i pochi amici che hanno voglia di ricordare. «Uno che amava il suo lavoro, alla seconda missione» in Afghansitan. Una terra, aveva detta, «in cui c’è troppa miseria».
Il rientro della salma è previsto per domani mattina a Ciampino. Mentre Simone D’Orazio, di Roccaraso, alla terza missione all’estero, è stato operato nell’ospedale americano di Kandahar, dove gli è stata asportata la milza. Le sue condizioni restano critiche.


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