Arriva in parlamento la protesta dei militari

by Sergio Segio | 20 Luglio 2011 6:55

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Di questa storia, che deve rimanere sottotraccia mentre a Milano continua la polemica con il sindaco Pisapia che non li vuole a presidiare le strade della città , ne abbiamo parlato sabato scorso: alcuni soldati dell’ottavo reggimento guastatori di Legnago (Vr) si sono rivolti all’avvocato per segnalare gravi problematiche legate alla sicurezza degli obiettivi da proteggere, la carenza di acqua durante il servizio, l’impossibilità  di utilizzare servizi igienici (fanno pipì nelle bottigliette) e la mancanza di briefing e regole d’ingaggio. In altre parole, si sentono umiliati e utilizzati inutilmente per un’operazione di facciata.
Come è andata a finire? Lo spiega Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia. «Mi è stato riferito – spiega – che tutti i militari impiegati in quei servizi sono stati immediatamente interrogati dai superiori e che saranno tutti chiamati a firmare una dichiarazione con cui dovranno affermare di non aver mai avuto rapporti con lo studio legale menzionato nell’articolo. Credo sia venuto il momento di dire basta all’arroganza e ai metodi da santa inquisizione che i vertici militari attuano sistematicamente verso chi ha il coraggio di esprimere le proprie opinioni». Sulla vicenda, il deputato del Pd Maurizio Turco (area radicale) oggi presenta un’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro La Russa, considerate le proteste dei militari, se non sia il caso di sospendere l’operazione «Strade Sicure». La curiosità  provocatoria di Turco circa il costo complessivo dell’operazione è già  stata esaudita da una dichiarazione di Felice Romano, segretario del sindacato di polizia Siulp. «Gli oltre 31 milioni di euro spesi ogni semestre per mantenere i militari nelle strade di alcune città  – scrive Romano in una nota – ai quali si aggiungono quelle della polizia e dei carabinieri che poi sono costretti a scortarli perché da soli non possono e non sono in grado di operare nell’alveo della sicurezza secondo i parametri di un paese democratico e civile che non è in guerra, è veramente un’assurdità  che non trova alcuna spiegazione». Per questo Romano ha lanciato un appello ai sindaci di tutte le città  per chiedere di rinunciare ai militari come fa il Comune di Milano, «scelta intelligente e proficua per la sicurezza.

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