Dal vescovo anatema alla Lega “Napoli umiliata dall’egoismo”

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NAPOLI – «Napoli ancora umiliata e tradita nella sua dignità , nelle sue attese e nei suoi diritti». Napoli che diventa vittima di «misure che non risolvono» l’emergenza. Napoli che sopporta sempre, ma che ora è stanca. A 24 ore dal decreto del governo sui rifiuti, approvato con il no della Lega, si alza la voce dell’arcivescovo del capoluogo partenopeo, il cardinale Crescenzio Sepe. Una lunga riflessione e parole durissime per chi, chi sta lasciando Napoli «di fronte al dramma» con un decreto che adotta «misure che non risolvono». Un monito senza indugi per il governo, per la Lega e per le Regioni che si stanno tirando indietro. «La triste vicenda dei rifiuti di Napoli è questione morale per tutti – sottolinea l’arcivescovo – prima ancora di essere responsabilità  di alcuni o di una comunità . Nessuno può pensare di vivere una vita sana e al riparo da ogni possibile “infezione” se nel corpo c’è comunque una qualche patologia».
La situazione è così grave che la Chiesa non rimane in silenzio. E chiede provvedimenti risolutivi e in tempi brevi: «Presto». I rifiuti in strada ormai sono scesi sotto le 1300 tonnellate, con un centro di nuovo pulito, le periferie (Fuorigrotta come Capodichino) ancora in sofferenza e la provincia (da Castellammare a Giugliano) in allarme. Ma è un respiro di sollievo che rischia di avere il fiato corto. I due siti di trasferenza dove l’Asìa (l’azienda di igiene urbana cittadina) ha portato l’immondizia nell’ultima settimana sono colmi, gli ex Stir (gli impianti di tritovagliatura che lavorano i rifiuti) sono saturi, così come le discariche. E siamo nel week-end: oggi e domani gli impianti di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e Pianodardine (Avellino) resteranno chiusi (per turno di riposo). L’incubo di una nuova emergenza è vicino. Napoli produce circa 1200 tonnellate di rifiuti al giorno, lunedì si potrebbe svegliare con 3700 tonnellate di rifiuti in strada (1300 più 2400), con le temperature che supereranno i trenta gradi e l’allarme sanitario che minaccia la città . Perciò l’arcivescovo di Napoli scrive all’Italia e rinnega il comportamento della Lega che ha bloccato il varo di un vero ed efficace decreto rifiuti: «Di fronte a chi continua a rifugiarsi nei propri egoismi e non riesce a liberarsi da visioni settarie della realtà , non ci può essere risposta – scrive chiaramente – La condanna è nell’isolamento di posizioni inaccettabili, lontane da ogni ragionevole soglia di solidarietà  umana e sociale». Crescenzio Sepe parla di sconfitta: «Quella che da troppo tempo viene definita emergenza è, in realtà , il segno di una sconfitta senza fine che riguarda tutti, ma che oggi rischia di abbattersi come un colpo mortale su una Napoli già  provata su altri versanti». E chiede di salvare «non solo il buon nome della città , ma la città  stessa: la salute, il decoro, la dignità  della sua gente».
E di farlo subito, perché non c’è più tempo. «Si faccia presto! – scandisce Sepe – Non si indugi un momento di più per mettere in atto tutto ciò che occorre per liberare Napoli da una vergogna che rischia di sovrastarla. Nessuna comunità  civile può mai meritare ciò che Napoli sta sopportando da troppo tempo». Anche l’ultima speranza della città , ormai, rischia di essere gettata in un cassonetto: «Napoli ha bisogno di poter guardare avanti – conclude Sepe – e di recuperare una speranza che rischia anch’essa di restare sepolta sotto i cumuli di rifiuti».


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