Debito, Italia sotto pressione spread sui Btp ai massimi

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ROMA – Rischio contagio. Di nuovo l’Italia è sotto stress. Ancora una volta aumenta la pressione sui nostri Btp, con lo spread (il differenziale dei tassi) sul bund tedesco schizzato oltre quota 226, il record dalla nascita dell’euro. Stessa sorte anche per i titoli di Stato della Spagna, sebbene Madrid riesca a superare senza troppi traumi un’asta da 3 miliardi di euro. Restano in fibrillazione i bond di Portogallo, Grecia e Irlanda, i Paesi più deboli di Eurolandia, bersagliati dalle agenzie di rating e da tempo alla prese con la crisi del debito sovrano. L’euro prima scivola a 1,42 sul dollaro, poi si riprende. Dopo un mercoledì nero, tengono le Borse europee, grazie anche al calo dei sussidi di disoccupazione negli Usa: Milano chiude con un meno 0,24%.
La giornata dei mercati è fatta di notizie buone e notizie cattive, e come sempre di aspettative. In questo contesto, la forbice tra i titoli tedeschi considerati sicuri e quelli degli altri Paesi, Italia e Spagna in testa, rivela tensioni e preoccupazione. Il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani minimizza, il nuovo record «non è un segnale di allarme» – dice – e la manovra «ha dato garanzie all’Ue e ai mercati internazionali» sulla volontà  italiana di «percorrere la strada del risanamento». Manovra peraltro ben vista anche dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Eppure la pressione non s’allenta. Il rendimento del Btp decennale sale al 5,19% facendo allargare lo spread con il bund ai massimi dalla nascita dell’euro. Già  ieri l’altro il tasso aveva superato la soglia del 5% per la prima volta dal 2008, per poi rallentare.
Anche la Spagna sta aggiustando i propri conti, ma i titoli di Stato del Paese continuano a soffrire. Il tasso del bond decennale sfiora il 5,7% e lo spread con il bund si avvicina a quota 274. Madrid riesce comunque a collocare il massimo ammontare previsto di titoli a 3 e 5 anni per un totale di 3 miliardi con tassi in rialzo, ma con una buona tenuta della domanda.
Gli operatori spiegano le fibrillazioni dei mercati con il fatto che all’orizzonte non si profila una soluzione dell’emergenza greca. Giurano che a scatenare la paura di un effetto domino ha contribuito il drastico downgrade del debito del Portogallo deciso da Moody’s. Anzi, ieri l’agenzia di rating è tornata alla carica contro Lisbona declassando il debito garantito dal governo di quattro banche portoghesi. Così, prima che le altre società  di rating decidano analoghi interventi, la Bce lancia a Lisbona lo stesso salvagente offerto a suo tempo ad Atene e Dublino, sospendendo il requisito del rating sui titoli portoghesi utilizzati dalle banche a garanzia della liquidità  ricevuta. Le società  di rating – spiega Pier Carlo Padoan, capo economista dell’Ocse – hanno un atteggiamento «molto pro-ciclico», ovvero «aggravano la crisi quando c’è la crisi». E in ogni caso, l’euro «non è in pericolo». La situazione alla fine «si risolverà  con un rafforzamento delle istituzioni comunitarie».


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