Exxon, disastro ecologico in Montana

Loading

 MILANO – Un oleodotto della Exxon Mobil ha riversato un migliaio di barili di greggio nel fiume Yellowstone nel Montana ed è stato chiuso. Lo ha reso noto la stessa compagnia petrolifera americana. Dirigenti della Exxon hanno affermato ieri che ci sono tracce di petrolio lungo 10 miglia, 16 km circa, nel corso del fiume e che la fuoriuscita di greggio è stata scoperta sabato mattina. L’oleodotto è limitato al Montana e a regime trasporta 40 mila barili al giorno. Le cause della perdita restano da accertare. Il governatore del Montana, Brian Schweitzer, ha espresso dubbi sull’affermazione della Exxon Mobil che il petrolio ha contaminato solo 16 km del corso del fiume.

Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana Il disastro ecologico in Montana

L’INCIDENTE – «Questa è una zona molto selvaggia, e loro non hanno alcuna idea se sono 5, 50, o 100 miglia, stanno tirando a indovinare», ha detto il governatore, un democratico intervistato dalla Reuters. Il fiume Yellowstone, lungo oltre 1.100 km e principale affluente dell’alto corso del Missouri, nasce nel nord ovest del Wyoming, scorre attraverso il Parco nazionale che porta il suo nome e passa poi nel Montana, prima di confluire infine nel Missouri dopo un breve tratto nel Nord Dakota. Secondo media americani on line, 140 persone erano state subito evacuate per tema di un’esplosione, ma ora il pericolo è rientrato. Restano tutti da accertare i danni all’ambiente causati dagli almeno 160 mila litri di greggio finiti nel fiume (un barile è pari a circa 163 litri). Il presidente della Exxon Mobil, Gary Pruessing, ha dichiarato che la compagnia ha inviato nel Montana 70 persone per ripulire e capire cosa abbia causato la perdite di greggio e che vengono impiegati aerei per monitorare le rive del fiume e rilevare eventuali danni ambientali.

IL PRECEDENTE – Più di un anno fa l’esplosione (aprile del 2010) della piattaforma DeepWater Horizon, circa 80 chilometri al largo di New Orleans, causò 11 morti e la fuoriuscita di quasi cinque milioni di barili di greggio nel Golfo del Messico fino alla chiusura del pozzo solamente quattro mesi dopo. Il colosso petrolifero britannico Bp si è impegnato a versare un miliardo di dollari per ripulire e preservare le coste del Golfo del Messico devastate dalla fuga del greggio.


Related Articles

Giornata Mondiale dell’Ambiente: foreste, natura al nostro servizio!

Loading

 

Ogni anno il 5 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell’Ambiente (WED), istituita dall’ONU per ricordare la Conferenza di Stoccolma sull’Ambiente del 1972 nel corso della quale prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). Si trattava del primo grande tentativo di porre l’attenzione del mondo sul fatto che, per preservare in modo duraturo le nostre condizioni di vita, occorreva salvaguardare l’ambiente a beneficio di tutti e che per raggiungere questo obiettivo era necessaria una collaborazione internazionale.

E LE TRIVELLE VIOLANO IL PARADISO DEI FENICOTTERI

Loading

 Secondo il primo progetto presentato ad aprile e rimandato in Valutazione di Impatto Ambientale, il cantiere del pozzo esplorativo (che dal primo progetto sarebbe profondo 3.000 metri) avrebbe un perimetro grande quanto un campo da calcio; si troverebbe a 400 metri dalle abitazioni più vicine, a 600 dal campeggio comunale e a poco più di 700 dalle spiagge locali.

Expo, l’assalto ai cantieri della mafia imprenditrice “Scoperte infiltrazioni in una azienda su otto”

Loading

È cominciata nei territori del Nord una guerra dura e silenziosa alla mafia imprenditrice, alla “zona grigia”. E l’Expo di Milano è la trincea più avanzata

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment