Finanziaria creativa Tagli e tasse di una manovra post-datata

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Complessivamente la manovra correttiva dei conti pubblici vale per il decreto legge 25,3 mld, mentre per il disegno di legge delega vale 14,7 mld di euro. L’obiettivo è il pareggio di bilancio nel 2014 (-0,2), con un avanzo primario, cioè il saldo al netto degli interessi passivi sul debito, del 5,2% del pil nel 2014.
Se la manovra correttiva per il 2011 e 2012 è molto contenuta, rispettivamente di 2 e 6 mld di euro tra maggiori entrate, tagli e riallocazioni di spesa, tra il 2013 e il 2014 la correzione del saldo di finanza pubblica è di 40 mld, al netto dei provvedimenti pregressi, cioè già  adottati, su scuola, enti locali, pubblico impiego. Tale correzione di spesa è resa ancor più complicata dal fatto che le spesa pubblica italiana (…) è la più bassa tra tutti i paesi dell’euro area. (…)
Indagando con maggiore attenzione sia il decreto legge e sia la legge delega, la manovra di 40 mld di euro è equamente ripartita tra maggiori entrate e minori spese. Infatti, il decreto legge è fatto di tagli e riallocazioni di spesa per poco più di 23 mld, il resto è fatto da maggiori entrate fiscali per poco meno di 4 mld di euro, mentre la legge delega determina maggiori entrate per la Pubblica amministrazione per 16,5 mld legati al contenimento di detrazioni e agevolazioni fiscali, oltre all’adeguamento della tassazione della rendita finanziaria al 20%. Sostanzialmente il governo raggiunge il pareggio di bilancio «aumentando la pressione fiscale» di 1,3 punti percentuali di pil (poco meno di 20 mld di euro). Se indaghiamo ancor più in profondità  le misure di contenimento della spesa pubblica, al netto dei costi della politica che serve solo come foglia di fico per giornalisti che non vogliono parlare dei costi sociali legati alla manovra economica, si osserva che il contenimento della spesa è per lo più legato ai minori trasferimenti alla sanità  (meno 5.450 mln) agli enti locali (meno 6.400 mln), pubblico impiego (meno 740 mln), indicizzazione degli assegni previdenziali (meno 680 mln) e meno 5 mld per i ministeri (…). In estrema sintesi sono previsti ridimensionamenti di spesa per il 2013 a poco più di 11,5 mld di euro, altrettanti per il 2014, per un cumulato di poco superiore a 23 mld per il decreto legge, mentre le maggiori entrate fiscali, sempre nel decreto legge, sono pari a 1.300 mln nel 2012, 3,5 mld nel 2013 e 3.700 mln nel 2014. Se consideriamo le maggiori entrate legate alla legge delega pari a 16,2 mld, è possibile cogliere la difficoltà  di tagliare la spesa quando si trova al di sotto della media europea.
Relativamente alla delega fiscale, le maggiori entrate sono legate alla tassazione della rendita finanziaria al 20% (maggiori entrate per 2 mld), al taglio delle agevolazioni fiscali per 3,5 mld, al taglio delle agevolazioni assistenziali (meno 5 mld), all’aumento dell’Iva per 6 mld di euro.
Indiscutibilmente gli obiettivi del piano di stabilità  e del piano nazionale di riforme sono raggiunti e sembrano coerenti con la variazione strutturale della manovra pari allo 0,8% del pil per il 2013 e per il 2014 (documento di economia e finanza 2011), ma gli effetti depressivi (minore crescita) e sociali (minori servizi), inficeranno i presunti successi «finanziari». Sostanzialmente si conferma il programma di stabilità  presentato all’Europa: pareggio di bilancio entro il 2014, passando da un indebitamento/pil del 3,9% nel 2011, del 2,7% nel 2012, dell’1,5% nel 2013 e dello 0,2% nel 2014; realizzazione di un surplus finanziario «sistematico» teso a ridurre il debito pubblico.
*testo integrale su www.sbilanciamoci.info


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