Governo in pressing sui petrolieri “Frenate il prezzo della benzina”

by Sergio Segio | 17 Luglio 2011 7:49

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ROMA – Il governo tenta di bloccare la corsa estiva dei carburanti prima dell’esodo di agosto. Il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia, ha convocato per mercoledì i rappresentanti delle compagnie petrolifere. L’obiettivo suo e del ministro Paolo Romani è fare “moral suasion” per bloccare la corsa della verde, che in molti distributori costa più di 1,6 euro. Secondo il monitoraggio del ministero lunedì si è raggiunto un prezzo medio nazionale di 1,577 euro al litro per la benzina senza piombo e 1,449 per il diesel. Le associazioni dei consumatori parlano esplicitamente di stangata e il Codacons ha calcolato che gli aumenti complessivi toccano i 500 milioni di euro. «Oggi – spiega l’associazione – un pieno di benzina costa oltre 10 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre per un pieno di gasolio occorre sborsare oltre 12 euro in più».
Le armi a disposizione per reagire sono poche: il governo sa che è stato l’aumento delle accise deciso il primo luglio a dare la stura agli aumenti, ma non si ritiene l’unico responsabile. Il peso del fisco italiano sui carburanti non è il più alto d’Europa, mentre lo è il costo all’ingrosso dei prodotti petroliferi raffinati. Un’anomalia conosciuta da tempo come “stacco Italia” ovvero la differenza tra il prezzo industriale dei carburanti (senza considerare le tasse) tra il nostro paese e il resto d’Europa.
I motivi di questo ulteriore peso per gli automobilisti italiani a vantaggio dei petrolieri sono dibattuti da lungo tempo (numero delle raffinerie, nodi della distribuzione e del trasporto del carburante), sta di fatto che in questi giorni lo “stacco” segna un nuovo record: 5,8 centesimi di euro per la benzina. Un valore quasi doppio dei 3,4-3,8 centesimi fatti registrare in media negli ultimi 3 anni. Una media che racchiude delle oscillazioni anche vigorose, sensibili alle stagioni e all’andamento della domanda.
Saglia chiederà  di fare uno sforzo e ridurre il gap dal resto d’Europa, ma anche velocizzare gli effetti positivi in arrivo sul prezzo finale: il petrolio che dai picchi di 110 dollari è sceso a 95 dollari. Va detto nulla di questi cali si è ancora visto nelle quotazioni internazionali della benzina e del gasolio, cresciute rispettivamente del 18,5% e del 17,9% in sei mesi. Per questo il dibattito si concentrerà  sul confronto con gli altri paesi di Eurolandia: i prezzi attuali dimostrano che le compagnie stanno massimizzando i guadagni nelle settimane dell’esodo estivo degli italiani. La richiesta sarà  netta: fermarsi evitando un ennesimo ritocco che tradizionalmente annuncia l’arrivo dei fine settimana di agosto e poi velocizzare il prevedibile ripiego di fine estate. L’obiettivo realistico è ridurre di 3-5 centesimi in un mese.
Saglia farà  pesare il fatto, non avendo l’esecutivo nessun potere coercitivo, che le compagnie petrolifere hanno comunque incassato nel decreto-manovra la riforma del mercato dei distributori che dà  una spinta alla liberalizzazione dei punti vendita e la possibilità  di procedere alla razionalizzazione dei distributori più volte richiesta da Eni e soci e che porterà , grazie a un fondo indennizzi appositamente creato, alla chiusura nei prossimi mesi di 1500 punti vendita non più redditizi.

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