by Sergio Segio | 22 Luglio 2011 7:28
BRUXELLES – Un nuovo piano da 158 miliardi per salvare la Grecia e l’euro. La possibilità per il Fondo salva Stati dell’Ue di rastrellare i Buoni del Tesoro greco sul mercato mettendo in conto, per la prima volta, anche la possibilità di «default selettivo» di Atene, un’insolvenza controllata e temporanea del Paese. Con questo secondo maxi-pacchetto di salvataggio i 17 leader della zona euro lasciano Bruxelles convinti di avere blindato una volta per tutte il debito greco mettendo fine a quel contagio che ha fatto tremare l’Italia e la moneta unica. I mercati sembrano crederci: se in mattinata le Borse perdevano, con l’arrivo delle indiscrezioni dalla capitale belga riprendono fiato (Milano su tutte).
L’appuntamento era di quelli da non fallire. Arrivando al vertice lo dicono tutti: in ballo c’è il futuro dell’Europa. Sulle prime l’intesa sembra vicina sulla scorta dell’intesa della vigilia tra Sarkozy e la Merkel, che danno il via libera al secondo salvataggio di Atene dopo quello da 110 miliardi del 2010. A metà giornata i due spiegano il loro piano al greco Papandreou mentre gli sherpa lo illustrano agli altri leader e alle banche. Intorno all’una il summit salva-euro può iniziare, ma di Berlusconi non c’è traccia: una riunione con Ghedini lo inchioda a Palazzo Grazioli. Arriverà in ritardo, ma nessuno tra i grandi d’Europa se ne stupisce nonostante il futuro dell’Italia – già sotto attacco dei mercati – dipenda proprio dal salvataggio greco. Però il Cavaliere ci metterà del suo: sul finire di un vertice durato otto ore proporrà di tenere un Eurogruppo ad Atene per coinvolgere la popolazione greca: «La mia idea è stata apprezzata da tutti», dirà in serata alla stampa italiana, aggiungendo che in Italia ci sono «banche solide e gente benestante». Nel primo pomeriggio inizia a girare la prima versione delle conclusioni che rilancia le Borse. Il più sembra fatto, ma i dettagli e le bizze di qualche leader allungano il summit fino alle nove di sera. La dice lunga la richiesta del finlandese Jyrki Katainen: in cambio dei nuovi aiuti vuole in garanzia il Partenone, l’Acropoli tutta e le isole greche. Si discute del coinvolgimento dei privati (le banche) preteso dalla Merkel. Salta la tassa per farle partecipare alle perdite ma si escogitano altre vie. Il documento finale prevede un nuovo prestito dei governi Ue da 109 miliardi. Altri 12 saranno rastrellati sul mercato mentre i privati ne metteranno subito 37. Nell’arco di 30 anni, annuncia Sarkozy, in tutto pagheranno 135 miliardi. Si insiste che il caso greco è «grave ma unico», che non ci saranno altri fallimenti. Lo dice anche il presidente della Bce Jean-Claude Trichet: «La Grecia è un caso eccezionale e il default selettivo è una soluzione unica». Atene riceverà i prestiti con un termine più lungo (15-30 anni) e a tassi di favore (3,5%).
La decisione chiave è quella di consentire al Fondo salva Stati (Efsf) di operare sul mercato secondario: i privati potranno scegliere tra rinvio del rimborso dei titoli greci, vendita in cambio di titoli a più lunga scandenza garantiti dall’Esfs o restituzione dei bond alla Grecia a prezzo scontato. E’ all’interno di questi passaggi che Atene potrebbe andare temporaneamente in fallimento. Quello che sulle prime era stato definito «Piano Marshall» si riduce ad un aiuto al governo greco a spendere meglio i fondi Ue (competitività e crescita). Francia e Germania chiedono l’ennesima revisione della governance economica europea, così come Bruxelles si ripropone di limitare l’influenza delle agenzie di rating. Nel documento finale entra anche l’Italia: occupa un paragrafo insieme alla traballante Spagna nel quale i leader promuovono la manovra. Berlusconi gongola: «Ho ricevuto i complimenti, sono molto soddisfatto».
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