Il passo indietro della Bce per far vincere l’euro con un Fondo monetario Ue

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Come nella trama di un giallo sulla guerra fredda dove è cresciuta, Angela Merkel a volte sembra se stessa e il suo doppio. Solo un personaggio così poteva riuscire nel paradosso della vittoria tedesca di ieri: ha ridimensionato l’indipendenza della Banca centrale europea che proprio la Germania aveva preteso per rinunciare al marco.
Per l’esattezza, Angela Merkel ha ridimensionato la concezione imperiale dell’indipendenza della Bce che Jean-Claude Trichet fino a mercoledì sera sosteneva accanitamente. Trichet rifiutava l’insolvenza della Grecia, anche parziale o controllata, arrivando fino a minacciare gli stessi capi di Stato e di governo di Eurolandia che lo avevano nominato: se avessero imposto il «default» di Atene, l’Eurotower avrebbe portato all’asfissia l’intero sistema bancario ellenico. Poi mercoledì notte nella cancelleria di Berlino, Merkel è andata a vedere questo bluff. Ne è uscito un accordo che svela il conflitto d’interessi in cui Trichet si è fatalmente cacciato per aver aiutato la Grecia comprandone i debiti. La Bce ora accetta il «default» , solo perché si farà  indennizzare dal Fondo europeo per i salvataggi per le perdite su Bond greci in insolvenza nel proprio bilancio (circa 15 miliardi).
 È un esito che riasserisce l’autorità  della politica: anche quella di sbagliare, contraddirsi e tornare sui suoi passi. Merkel stessa lo ha fatto ieri abbondantemente. Si è contraddetta perché ha chiesto il «default» greco per far risparmiare denaro ai suoi contribuenti-elettori, ma è un’insolvenza che ai tedeschi costerà  ancora più di un salvataggio: 50 miliardi in più nel Fondo europeo per ricapitalizzare le banche colpite dal «default» di Atene e per garantire i loro titoli-spazzatura. Merkel ha anche sbagliato ed è tornata sui suoi passi quando ha concesso (stavolta) una vittoria piena a Trichet per una svolta che finora aveva respinto: il Fondo europeo, l’Efsf, adesso potrà  comprare sul mercato titoli di Stato di Paesi in difficoltà . Se torna una bufera sui Bot e i Btp italiani come una settimana fa, l’Efsf da ora in poi potrà  intervenire sul mercato aiutando il Tesoro di Roma.
È un ruolo simile a quello che negli Stati Uniti la Federal Reserve ha svolto sui Bond americani nel dopo-Lehman; la differenza è che il Fondo europeo è garantito dai governi, non dalla banca centrale, dunque diventa sempre più l’embrione di uno strumento di bilancio europeo. Addirittura, l’Efsf potrà  essere usato per ricapitalizzare le banche in difficoltà : ciò le difenderà  dai crolli che si sono visti di recente su Unicredit o Intesa Sanpaolo, dovuti al timore che gli istituti soffrano per il debito pubblico a rischio nei loro bilanci.
È un passo avanti enorme. Fondi europei a disposizione per sostenere banche nazionali porteranno a una vigilanza finanziaria anch’essa sempre più europea. Merkel ha compiuto così il suo capolavoro di ambivalenza, degno di un eroe della guerra fredda a cavallo del Muro. A chi la incontrava di recente diceva che l’ 82%dei tedeschi è contrario all’euro, lasciando planare il dubbio che anche lei volesse tornare a una moneta tedesca. Agli altri leader la cancelliera diceva che senza default greco il governo di Berlino sarebbe crollato, mettendo la sua poltrona davanti a una intera nazione amica. Invece ora Merkel fa avanzare ancora di più la moneta comune, con l’inizio di un bilancio comune da cui non si tornerà  indietro.
 La Germania nell’euro ha troppi vantaggi, e le solite ambiguità : è già  chiaro che non ci sono abbastanza soldi nel Fondo europeo per fare le cose che si è impegnato a fare e quello strumento funzionerà  solo all’unanimità . Speriamo di non dover mai pregare i finlandesi o gli slovacchi di darci il loro sì perché l’Europa possa comprare qualche Btp. Dipenderà  da quanto succede da ora in poi: se il mercato crede che il contagio è risolto tutto andrà  bene; se metterà  alla prova «default» anche il Portogallo, prossimo anello debole, il Fondo europeo probabilmente andrà  rifinanziato rapidamente e lì sorgeranno i soliti conflitti. Anche perché ormai la Grecia è un Paese diverso: da qui al 2019 l’insolvenza crescerà  a 106 miliardi, un terzo del suo debito che dunque scende circa al 100%del Pil. Da ieri lo Stato con il debito più alto d’Europa potenzialmente è l’Italia: sarà  bene che resti in quel ruolo il meno a lungo possibile.


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