Il peso delle Regioni tra stipendi d’oro e mega consulenze

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ROMA — Secondo copione, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha accusato il governo di scaricare sulle Regioni poco meno di metà  dei costi della manovra. E ha minacciato (i cittadini): così ci saranno meno sanità  pubblica, meno trasporti pubblici, meno aiuti alle imprese.
Secondo copione, nessuno guarda in casa propria per verificare se tutto è a posto, prima di danneggiare i cittadini. E le Regioni italiane — con i dovuti distinguo — l’occhio sui propri conti avrebbero dovuto metterlo da molti anni. Magari è folklore ricordare certe spese pagate dalla collettività  appena pochi anni fa: 75 mila euro, in Veneto, per uno studio sullo «sviluppo del turismo congressuale verso forme di organizzazione e gestione evolute» , 10 mila euro in Toscana per una consulenza «in materia di procedure di acquisto di beni di rappresentanza» , 192 mila euro in Campania per un «team di animatrici di pari opportunità » .
È folklore ricordare — come fa il giornalista Mario Giordano — che presso la Regione Lazio, anno 2009 (era Marrazzo), furono spesi 6 mila euro di caffè per le riunioni di giunta, molte tazzine per ciascun assessore. Più sostanziale è la notizia che la Regione Sicilia ha più di 19 mila dipendenti, ognuno dei quali costa in media 43 mila euro l’anno (il 40 per cento in più dei ministeriali romani). Il governatore della Sicilia, Lombardo, ha annunciato pochi giorni fa, su Libero, che non aspetterà  una legge nazionale per abolire le sue Province, ma lo farà  «subito» , in virtù dello statuto speciale che regola la sua Regione.
Solo che lo stesso identico annuncio lo aveva fatto alla fine della scorsa estate. A proposito di Lombardo: come presidente guadagna al netto il doppio dei 7787 euro (lordi) che prendono in media i governatori degli Stati americani. Il più pagato è il governatore dello Stato di New York che con i suoi 10.612 euro lordi guadagna meno di un deputato regionale sardo (11.417 netti) o del presidente della giunta calabrese (13.353 netti).
 La Regione che ha meno abitanti è il Molise (320 mila circa), governato dal 2001 da Michele Iorio (Pdl), e il Molise ha in proporzione il più alto numero di dipendenti: 2,79 ogni mille abitanti contro lo 0,39 in Lombardia, lo 0,59 del Veneto. I «regionali» molisani sono 981 e cento sono dirigenti. Nel Lazio, invece, c’è il record di commissioni consiliari: sono 20 contro otto della Lombardia, che ha il doppio degli abitanti. Le commissioni, alla Regione ora amministrata da Renata Polverini, costano 7 milioni l’anno e ogni presidente di commissione aggiunge mille euro ai 10 mila netti che percepisce ogni mese. I vicepresidenti, che sono 38, aggiungono soltanto 700 euro al mese. Nel Lazio 71 consiglieri, 20 commissioni, 17 gruppi consiliari (8 dei quali composti da un solo eletto) sono costati, secondo il bilancio dello scorso anno, 131 milioni 406 mila euro, con una crescita, rispetto all’anno precedente, di 15 milioni. Nel Lazio bastano 50 anni per cominciare a incassare il vitalizio che spetta di diritto anche a chi abbia concluso un mandato in consiglio regionale. Nel 2010 per 220 vitalizi Polverini ha visto volar via oltre 16 milioni di euro. Sempre il Lazio ha il record della spesa-clou delle Regioni, la spesa sanitaria.
Per ogni cittadino la regione della capitale spende 3349 euro, seguito da Abruzzo (3239), Calabria (3.090), mentre sul fronte dei più misurati stanno la Basilicata (1616), il Veneto (1665), la Puglia (1734). Entrando nel merito delle prestazioni si può ricordare che l’Emilia Romagna ha un centro unico che fa milioni di analisi l’anno al costo medio di 50 centesimi l’una, mentre in Campania, nei 1200 centri privati convenzionati, le stesse analisi pesano per 6-7 euro l’una. Le amministrazioni locali costano allo Stato quasi 150 miliardi della Cgia di Mestre, fra il 2001 e il 2008, le Regioni avevano aumentato le spese del 47,7 per cento. «Ministeri, Parlamento, Regioni, Province Comuni, tutte le pubbliche amministrazioni — ha detto in questi giorni David Ermini, presidente del Consiglio provinciale di Firenze— dovrebbero osservare dove sono le spese improduttive e tagliarle di netto. Smettendo di rinfacciarsi pateticamente le responsabilità » .


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