Italia: ai migranti la possibilità  di un ritorno volontario e assistito nei paesi d’origine

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A sostenere il progetto è attiva da alcune settimane una campagna informativa denominata “Ritornare per ricominciare”, promossa dall’Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (AICCRE) e dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), che si pone un duplice obiettivo: “informare i migranti potenzialmente interessati e l’opinione pubblica sull’opzione del Rimpatrio Volontario Assistito e fornire strumenti per la divulgazione e la comunicazione del progetto, facilitando così l’incontro e il dialogo tra le realtà  pubbliche e private impegnate nel settore e gli immigrati potenzialmente interessati” attraverso la Rete Nirva presente in tutta Italia con 159 “Punti informativi”, 60 “Punti di sensibilizzazione” e 20 “Antenne regionali” (tra i quali il trentino Cinformi). Oltre ad un sito plurilingue e messaggi audio e video lanciati sulle reti RAI, è stata anche attivata la produzione di circa 1.000.000 materiali informativi a stampa (depliant in 10 lingue, locandine in tre lingue, dispense, adesivi…).

Un grosso forzo comunicativo, ma indispensabile alla diffusione delle informazioni: “Sei un immigrato extracomunitario? Vorresti lasciare l’Italia e tornare a vivere nel tuo Paese? Hai bisogno di assistenza? – spiega ai possibili migranti interessati la segreteria organizzativa della campagna, (che offre anche un servizio help desk telefonico ed e-mail) – Il programma nazionale per il Ritorno Volontario Assistito può offrirti un aiuto concreto: organizzarti il viaggio, contribuire alle spese, ottenere i documenti necessari ed prevedere un sostegno alla reintegrazione sociale ed economica”.

L’ultimo piano attivo dal 2008 con un contributo finanziario offerto dal Fondo Europeo Rimpatri che mette a disposizione 68.000.000 di Euro fino al 2013 e che prevede il co-finanziamento da parte dello Stato membro che ne fruisce, interviene con un aiuto oltre che logistico anche finanziario per il viaggio, dando anche la possibilità  di organizzare una reintegrazione sociale ed economica del migrante nel Paese natale grazie alla stretta collaborazione con le autorità  di quei Paesi d’origine dei migranti. “Il contributo viene offerto solo ai migranti – precisa la campagna – che, caratterizzati da elementi di vulnerabilità , non hanno più le condizioni per restare in Italia e desiderano spontaneamente ritornare nel proprio Paese. Al 75% dei richiedenti, infatti, in base alla valutazione delle situazione di vulnerabilità  del migrante, può essere fornito un contributo, utile a rendere sostenibile il rientro nel Paese di origine per le necessità  primarie, l’inizio di un’attività  imprenditoriale e l’eventuale formazione, il reperimento di un alloggio e la copertura di spese mediche di base”.

“Vi sono migranti che approdano in Italia con la speranza di costruire un futuro per se stessi e le proprie famiglie – ha precisato la campagna Ritornare per Ricominciare – ma che sono costretti a fare i conti con una realtà  diversa da quella immaginata, fatta a volte di sfruttamento e marginalità . Per non essere risucchiati dai meccanismi della marginalità  estrema, per loro la sola via d’uscita è il ritorno nel Paese d’origine”. Un obiettivo non sempre facile da raggiungere, poiché vi si sovrappongono ostacoli economici e burocratici che rischiano di aggiungere al danno per un progetto di vita non riuscito, la beffa dell’impossibilità  materiale del ritorno e dell’eventuale mancato reinserimento nel Paese d’origine a tutto svantaggio di una vita dignitosa.

Proprio per questo è nata l’idea di istituire i Ritorni Volontari Assistiti. Attualmente in Italia esistono 2 diversi programmi di RVA che si differenziano sia per le categorie di beneficiari a cui si applicano, che per i loro contenuti e modalità  di realizzazione: oltre al progetto Partir II, realizzato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e con le caratteristiche che abbiamo fino ad ora descritto esiste anche il progetto Odisseo, realizzato dall’associazione Virtus Italia Onlus, “rivolto esclusivamente a ex-minori non accompagnati e giovani adulti albanesi dai 18 ai 25 anni, presenti sul territorio italiano, che non rispettino più le condizioni per il rinnovo del permesso di soggiorno e che intendano volontariamente rientrare nel proprio Paese”.

Per entrambi i casi “i microprogetti di reintegrazione non sono standardizzati ma disegnati, insieme all’utente, intorno al suo profilo, alle sue necessità  e alle sue esigenze. L’obiettivo primario – ha precisato la segreteria della campagna – è spesso quello di trovare un alloggio (qualora i beneficiari non vogliano o non possano essere reinseriti in famiglia), formare gli utenti e inserirli lavorativamente, cosicché si rendano economicamente indipendenti e provino a risolvere quei problemi che li hanno spinti a venire in Italia”.

Realizzati in Italia sin dal 1991 i programmi di Ritorno Volontario hanno sostenuto nel corso degli anni centinaia di migranti. Tra il giugno 2009 e il marzo 2010, 228 migranti sono tornati dall’Italia ai loro Paesi, principalmente Marocco, Nigeria, Sudan e Iraq, mentre tra il luglio 2010 e il marzo 2011 i migranti reintegrati in patria sono stati 200, molti dei quali colombiani, macedoni, brasiliani e ghanesi. Un progetto per il quale andare soddisfatti ha commentato il Consiglio Italiano per i Rifugiati perché “Chiunque si viene a trovare suo malgrado in situazioni di marginalità , non può essere confuso con un criminale”. Per questo va sostenuto, con proposte che, come queste, in molti casi “arricchiscono e completano le nostre politiche per l’immigrazione, non sempre all’altezza della situazione” come ha denunciato l’iniziativa “LassciateCIEntrare” promosse davanti ad alcuni CIE e CARA italiani per reclamare il diritto di accesso e documentazione della situazione dei migranti da parte dei giornalisti .



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