La polizia: No Tav estranei a violenze Burlando stronca l’opera: senza senso

Loading

TORINO – Bottiglie di birra trasformate in molotov, altre colme di ammoniaca e di acido, razzi legati a grappolo e sistemati su un grosso bastone per realizzare un rudimentale mortaio, sacchetti di stoffa imbevuta di benzina e pieni di bulloni e pietre attaccati ad un fuoco artificiale che esplodendo crea un effetto dirompente. Pare un bazar della guerriglia «black bloc» quello che ieri mattina viene esposto nell’atrio degli uffici della Digos torinese. Ci vogliono tre scrivanie per sostenere «l’arsenale» sequestrato nei boschi di Chiomonte. Ci sono caschi da motociclisti, roncole, bastoni, martelli da ferroviere e naturalmente fionde e i micidiali «fromboli» capaci di lanciare bulloni a decine e decine di metri, bombolette di gas ed estintori legati a «artifici pirotecnici». E poi felpe, passamontagna e maglie nere. Giuseppe Petronzi mostra il bottino raccolto durante e dopo la battaglia e sottolinea: «Non stiamo parlando del movimento No Tav ma di un gruppo di 300 persone che definiamo per convenzione “black bloc” a causa del loro abbigliamento e sono state i protagonisti delle violenze di domenica scorsa…». Gli investigatori della Digos mostrano anche un filmato che documenta le fasi più drammatiche dell’assalto al cantiere LTF e spiegano: «C’è stato un segnale, l’esplosione di fuochi pirotecnici, che ha dato il via ad un aggressione dalla evidente organizzazione paramilitare. L’attacco più violento è avvenuto nella parte posteriore del Museo archeologico. L’azione di vera e propria guerriglia, portata avanti su diversi fronti, sia a monte che a valle dell’area del cantiere è continuata senza sino a sera…». Ed è Giuseppe Petronzi a rispondere a chi ha accusato la polizia di aver usato pallottole di gomma dicendo: «Riteniamo di aver operato servendoci in modo appropriato soltanto del materiale in dotazione che non comprende proiettili di gomma». Ieri mattina i quattro black bloc arrestati sono comparsi davanti al gip per l’udienza di convalida. Gianluca Ferrari è stato l’unico a rispondere alle domande del giudice dicendo di essere stato aggredito dagli agenti. Purtroppo per lui c’è una foto che lo immortale mentre lancia un sasso. Gli altri tre hanno deposito una memoria in cui dicono di essere stati picchiati dagli agenti. La questura naturalmente smentisce.
Oggi però la vicenda Tav esce dall’ambito dell’ordine pubblico e torna sul versante politico-economico internazionale. A Roma si incontrano infatti i rappresentanti della delegazione italiana (Rainer Masera) e di quella francese (Luis Besson, ex sindaco di Chambery) per una trattativa sulla divisione dei costi dell’opera. In ballo che il rinnovo del vecchio trattato che prevedeva che l’Italia si accollasse il 63 per cento dei costi lasciando il restante 37 per cento all’Italia. La delegazione italiana oggi punterà  ad un riequilibrio con il ritorno al trattato del 2001 che prevedeva una suddivisione dei costi al cinquanta per cento. E sui costi della Tav c’è da registrare la presa di posizione del presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. «La Tav ha costi enormi. Il rischio in Val Susa è che la violenza impedisca di vedere le ragioni di chi protesta. Penso che la Tav sia un’operazione senza senso…».
 Intanto il legal forum che raccoglie un gruppo di avvocati di Torino che offrono la loro assistenza al movimento No Tav e che hanno partecipato alla manifestazione di domenica hanno scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendogli di ricevere i rappresentanti della Comunità  Montana della Val Susa per poter comprendere le ragioni della loro protesta.


Related Articles

L’azione quotidiana

Loading

Un numero sempre crescente di persone considera la scelta del cibo come una partecipazione al lavoro degli agricoltori che va remunerato per i servizi che rende e non per i beni che immette sul mercato L’importanza dell’impegno “dal basso” Cosa c’è di nuovo in quello che si chiama “neo-ecologia”?

Kim Jong-il e Và¡clav Havel: il buio e la luce

Loading

Dalai Lama Vaclav Havel

Ad un giorno di distanza sono morti la scorsa settimana due differenti protagonisti del panorama politico internazionale, ben separati dalla “frontiera” comunista. Se la morte del leader nord-coreano Kim Jong-il e l’assunzione del potere da parte del figlio, Kim Jong-un, presentano un’importante opportunità  per guardare avanti e migliorare il catastrofico primato del paese in tema di diritti umani, secondo quanto dichiarato da Amnesty International, quella di Và¡clav Havel invita a ripartire dalla sua eredità  morale.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment