La zavorra dell’energia per le aziende italiane

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ROMA – Bollette più chiare e “leggere”, stop ai contratti non richiesti dai clienti. Sul fronte industriale, invece, separazione proprietaria della rete del gas (e dunque di Snam rispetto ad Eni) e sviluppo non caotico delle rinnovabili. Sono alcuni dei temi toccati dal presidente dell’Autorità  per l’Energia Guido Bortoni nella sua prima relazione annuale. I nodi da affrontare sono molti. Come i costi dell’energia elettrica in Italia, ancora più alti della media Ue soprattutto per imprese e famiglie con consumi elevati, nonostante lo stacco si stia gradualmente riducendo.
La questione delle tariffe viene posta al centro dell’attenzione, soprattutto se il 2011 resterà  un anno molto caldo sotto il profilo dei costi del petrolio. Su questi – avverte il presidente – pesano soprattutto «i nuovi strumenti speculativi» (gli Asset backed securities e gli Exchange traded funds) e in parte la crisi libica.
Il confronto con l’Europa evidenzia nel nostro Paese «una diminuzione dei prezzi dell’energia elettrica per usi domestici del 4% contro un incremento medio per le tariffe europee del 5%». Ma la relazione mette a fuoco, ancora una volta, la distanza che ci separa dal Vecchio continente, soprattutto quando si parla di tariffe elettriche per le imprese. Che, nel secondo semestre 2010, hanno pagato prezzi dell’energia elettrica superiori alla media europea per tutte le classi di consumo. In particolare nella fascia 500 e 2mila megawatt/ora per anno, una delle più rappresentative per il mercato italiano, le tariffe medie risultano superiori all’Ue del 26% al lordo delle imposte.
Anche per i livelli di consumo inferiori (meno di 500 megawatt/ ora per anno), le imprese pagano prezzi più alti mentre soltanto nel caso di imprese in fasce più elevate (oltre i 2000), il differenziale nei confronti degli altri Stati europei si riduce significativamente: i prezzi risultano addirittura inferiori a quelli della Germania.
Diverso è il caso delle tariffe della luce applicate alle famiglie. Da una parte, ci sono quelle dai bassi consumi che pagano il 12% in meno rispetto alla media Ue (sono il 60% del totale). Dall’altra c’è il restante 40% che invece consuma molto e paga una bolletta più salata del 12,5%. Bortoni pone l’accento anche sui 5 milioni di famiglie – il 17% del totale dei contratti domestici – e sui 2,7 milioni di piccole e medie imprese che hanno fatto il grande passo e scelto un venditore sul mercato libero, «un risultato tra i migliori in Europa», sottolinea il presidente dell’Autorità .
Per quel che riguarda il gas, Bortoni spiega che le famiglie italiane nel 2010 hanno pagato un prezzo in linea con la media europea se non si considerano le imposte, e più alto se si sommano le tasse che gravano sul gas.
Le reazioni. «Sui contratti applichiamo una disciplina ferrea, li attiviamo solo dopo che i clienti confermano la volontà  di aderire», ha spiegato l’ad di Enel Fulvio Conti, che ha aggiunto: «Continueremo così e colpiremo quegli agenti che non si comporteranno bene». Il numero uno di Eni, Paolo Scaroni, plaude alla relazione soprattutto «perché si è spostata l’attenzione sulla necessità  di una rete europea del gas». Mentre per l’ad di Sorgenia, Massimo Orlandi, «è molto positiva l’impostazione secondo cui bisogna lasciar lavorare la concorrenza e usare la regolazione come ultima istanza».


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