L’America fa i conti col terrore «La guerra più cara di sempre»

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WASHINGTON — La Casa Bianca ha appena presentato la nuova strategia anti-terrore. Una campagna più «leggera» , fatta di incursioni dei droni e operazioni dei commandos. Un modo per ridurre le perdite, un tentativo di sembrare meno invasivi. Ma anche una scelta per tagliare un budget impossibile. Uno studio della Brown University ha calcolato che i conflitti in Afghanistan e in Iraq costeranno all’America 4 mila miliardi di dollari, più della Seconda guerra mondiale. Una «ricevuta» alla quale va aggiunto il conto libico. Almeno 2 milioni di dollari al giorno che, sommati, potrebbero diventare 750 alla fine dell’anno.
 I numeri del rapporto sembrano quelli di Paperone ma sono drammaticamente veri. Denaro che il Pentagono si è fatto prestare e prima o poi dovrà  essere restituito. Senza compromettere le esigenze della difesa. La storia, purtroppo, non è ancora finita. In Iraq resteranno 50 mila uomini, in Afghanistan si sta studiando solo adesso come sganciarsi. Passeranno degli anni. Alle missioni all’estero si aggiungono poi le attività  sul «fronte interno» . Parliamo del bilancio per difendere il territorio americano dal terrorismo.
 Una minaccia che, a giudizio dell’intelligence, continua a mutare. Prima aveva origini in centrali straniere, oggi cresce tra i confini con i qaedisti fa i da-te. In ogni caso ha alimentato un settore della sicurezza che produce dagli scanner agli sniffatori elettronici di bombe, dai cani addestrati a apparati di sorveglianza sofisticati. Voci che rappresentano una porzione dei 4 mila miliardi. Sempre nella ricerca— che conferma indicazioni già  uscite durante gli ultimi mesi — si calcolano le vittime della guerra. Totale: 224.475. I numeri colpiscono quanto quelli del bilancio. Partiamo dai militari: gli americani hanno perso 6.051 soldati e 2.300 contractor. Tremendo il conflitto iracheno con 125 mila vittime civili, causate prima dall’invasione e poi dal binomio guerriglia/terrore. «Parlano» ancora di più i dati della guerra dei dieci anni, quella nello scacchiere asiatico.
Oltre 11 mila i civili afghani rimasti uccisi e ben 35.600 i caduti sul versante pachistano. Ma quest’ultimo dato non è preciso in quanto include sia l’abitante del villaggio che il ribelle. Il bilancio pachistano conferma quello che tutti sanno: il vero scontro è oggi in Pakistan, è lì la chiave che può aprire le porte per la exit strategy. Passando alle perdite tra le forze che hanno collaborato con gli Stati Uniti, i ricercatori della Brown University precisano: 1.192 alleati, 10 mila militari iracheni, 9.922 membri della sicurezza irachena, 8.756 soldati afghani, 3.520 pachistani. Gli insorti talebani avrebbero avuto invece circa 10 mila morti, ai quali si devono aggiungere diverse dozzine di qaedisti non inseriti nelle tabelle dello studio.
Tra loro c’è anche Osama Bin Laden. Ma su quanti siano i terroristi che sono stati eliminati le stime sono sempre complicate. È difficile, spesso, determinare se il target è stato «terminato» per davvero, non mancano casi di personaggi dati per morti e poi riapparsi. Di certo, sotto la gestione di Barack Obama è emerso un sentiero: la guerra segreta ad Al Qaeda è cresciuta di intensità  e gli americani hanno fatto meno prigionieri.


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