L’ora degli “eterni secondi” così la Spagna delusa affronta l’incubo recessione

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I due candidati, Mariano Rajoy (centrodestra) e Alfredo Perez Rubalcaba (centrosinistra), a sostituire Zapatero nelle elezioni spagnole del 20 novembre, hanno almeno un tratto in comune: sono stati entrambi due “eterni secondi”, spesso nell’ombra delle stanze del potere. Il primo, Mariano Rajoy, con Fraga e poi negli anni del governo della destra, con Aznar; il secondo con Felipe Gonzalez e Zapatero. Da trent’anni in politica non si sono mai scontrati in un dibattito in tv e neppure hanno mai vinto un’elezione. Non sono stati né sindaci, né governatori regionali. E – notava ieri El Pais – non hanno neppure dovuto confrontarsi con altri candidati all’interno dei loro partiti. Rubalcaba ha evitato le primarie quando Carmen Chacon, la sua rivale, ha rinunciato per risparmiare altri dolori ad un partito socialista già  scosso e depresso dal risultato delle amministrative del 22 maggio. Rajoy fu addirittura nominato senza discussioni da Aznar che lo indicò come suo successore nel 2003. Di più, sono stati entrambi ministri dell’Interno e vicepresidenti.
Ma al di là  delle somiglianze non potrebbero essere più diversi. Rajoy ha il profilo dell’antipolitico, che non rischia mai nulla e lascia trascorrere il tempo nell’attesa di battere l’avversario più per stanchezza che per convinzione. Contro Zapatero ha già  perso due elezioni, nel 2004 e nel 2008, ma è sempre riuscito a rimane in sella convinto che, prima o poi, le porte del palazzo del presidente, la Moncloa, si apriranno come per magia anche per lui. Rubalcaba invece è considerato uno «sprinter», un velocista furbo e machiavellico. Non a caso ieri la stampa spagnola gli attribuiva la scelta di una data così simbolica per l’appuntamento elettorale: il 20 novembre, nel 1975 giorno della morte di Franco e della fine della dittatura. Opposto, per esempio, è il loro rapporto con i mezzi di comunicazione. Rajoy li evita, non ama le polemiche e scherza spesso sul fatto che, fosse per lui, i giornali uscirebbero senza i titoli. Il candidato socialista, invece, domina la comunicazione e si trova chiaramente a suo agio con i giornalisti. Sarà  anche per questo che i primi dati da quando è ufficialmente il candidato elettorale del Psoe sono a suo favore. I sondaggi gli attribuiscono già  un lieve recupero aprendo scenari diversi per lo scontro di novembre.
Molto diverse sono anche le loro ricette per il futuro. Quella di Rubalcaba è continuista con una strizzatina d’occhio a sinistra (pari opportunità  e riforme democratiche) per coinvolgere gli elettori più delusi dai tagli al bilancio che ha dovuto operare Zapatero nel tentativo di frenare la crisi economica devastante degli ultimi due anni. Liberista quella di Rajoy che punta al «deficit zero» nei conti pubblici promettendo però di non sforbiciare troppo le spese sociali, tranne quelle superflue. Ma il vero obiettivo del centrodestra di Rajoy è naturalmente quello di alleggerire il peso dello Stato lasciando più spazio all’iniziativa privata. La Spagna è passata in brevissimo tempo dal «miracolo economico» degli anni Novanta e dell’inizio del nuovo secolo a far parte dei Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), dei paesi a rischio fallimento. E sarà  questo il vero tema della prossima campagna elettorale. Archiviato Zapatero è probabile che vincerà  chi saprà  dare risposte convincenti soprattutto sull’economia. Anche se, per dovere di propaganda, Rajoy prometterà  di cancellare l’aborto, il divorzio-lampo, e i matrimoni gay mentre Rubalcaba li difenderà .


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