«Lasciateci entrare nei Cie». Stampa e opposizione contro il Viminale
Dal 1 aprile 2011 la stampa non può più documentare quanto accade lì dentro. Non le condizioni igieniche disperate, non i tentativi di rivolta ed i suicidi, non le aberrazioni della BossiFini e del decreto sicurezza. La circolare 1305 emanata dal ministro degli Interni, Roberto Maroni, vieta l’ingresso non solo ai giornalisti ma anche a tutte le organizzazioni umanitarie ad eccezione di Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Save the Children e Amnesty, «al fine di non intralciare le attività » rivolte ai migranti. Un paradosso in palese contrasto con l’art 21 della Costituzione. Ne è seguito un appello di giornalisti, “Lasciateci entrare nei Cie” che L’Unità ha sostenuto, e una lettera ufficiale indirizzata a Maroni da parte della Federazione nazionale della stampa italiana e dell’Ordine dei giornalisti, varie interrogazioni parlamentari presentate dai Radicali e da Salvatore Marotta e Rosa Calipari del Pd. Nessuna risposta del Ministro. E mentre Maroni tace la situazione diventa ogni giorno più drammatica: da aprile ad oggi sono state quasi quotidiane le rivolte, i tentativi di fuga, gli episodi di autolesionismo e i suicidi. «Il nostro paese è entrato in un regime di apartheid denuncia Jean leonard Touadì, del Pd – Eppure l’Italia ha applaudito alla rivoluzione dei gelsomini, peccato che una volta giunti in Italia quei ragazzi hanno scoperto che i gelsomini in Italia non crescono affatto e hanno trovato l’inferno». Per questo parlamentari del Pd, dell’Idv e di Futuro e Libertà assieme ai Fnsi e Ordine dei Giornalisti manifesteranno sotto i Cie il prossimo 25 luglio chiedendo ancora una volta l’immediato ritiro della circolare. «Il fatto di non farci entrare legittima ogni sospetto su quel che avviene all’interno dice Roberto Natale, presidente della Fnsi Noi non siamo d’intralcio, vogliamo solo raccontare».
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