Mercati in balia di America e Grecia

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ROMA— Le vendite e i segni meno sono iniziati subito da Tokyo, prima grande Borsa ad aprire in questi ultimi giorni di conto alla rovescia per trovare una soluzione sul debito americano. La capitale giapponese ha chiuso con un calo dello 0,81%, e Shanghai è andata ben oltre con un -2,9%.
Pochi minuti dopo la chiusura di Tokyo la staffetta è passata ai listini europei, appesantiti ulteriormente dalla decisione di Moodys di tagliare ancora, per la quarta volta e di due livelli, il rating del debito greco da Caa1 a Ca, poco sopra la C che segnala il default, cioè l’insolvenza dello Stato. Chiusure negative soprattutto a Milano (-2,48%) e Madrid (-1,92%), ma anche a Parigi (-0,77%), mentre meglio è andata a Londra (-0,16%) e Francoforte (+0,25%). Tanto che a New York, lo stesso segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner ha chiesto la completa attuazione del piano di salvataggio della Grecia. Ma ad agitare i mercati sono stati soprattutto la paura di un non accordo a Washington tra Repubblicani e Democratici sull’innalzamento del tetto per il debito Usa. A sottolineare l’importanza del momento è stato anche il nuovo monito del Fondo monetario internazionale, che ha sottolineato come sia «cruciale» che il Congresso degli Stati Uniti trovi «velocemente» un accordo sull’innalzamento del tetto del debito. E mentre, in serata, le trattative tra Democratici e Repubblicani sul tetto al debito registravano un nuovo stallo, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è rivolto alla nazione con un discorso, trasmesso alle tre di questa mattina, ora italiana, dove per la prima volta ha parlato di «minaccia imminente di default» .
Se Wall Street ha chiuso con un calo dello 0,7%, a soffrire ieri sono state soprattutto le banche italiane. Il Paese, a causa dell’alto debito che si porta appresso, è tornato nel mirino: si è nuovamente allargato lo spread, cioè il differenziale, tra i rendimenti dei Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale scadenza, considerati i più affidabili, risalito a quota 291 punti base contro i 260 di venerdì scorso. È ripreso dunque il ping pong tra spread e banche, le cui quotazioni di Borsa ieri sono scese in picchiata. Hanno pesato sui gruppi creditizi i portafogli pieni di titoli di Stato anche se i loro patrimoni sono solidi e in grado di reggere batoste ben più grosse dell’attuale crisi. Come hanno dimostrato i risultati dei recenti stress test, che però, evidentemente, non hanno fatto colpo sugli investitori e sugli speculatori.
 Così a Piazza Affari, tra sospensioni al ribasso e riammissione in quotazione, il prezzo delle azioni di Intesa Sanpaolo, ieri maglia nera, è caduto dell’ 8,33%a 1,6 euro. Il calo è stato forte anche per Banco Popolare che ha perso l’ 8,07%a 1,42 euro, per Mps che ha ceduto il 7,62%, Ubi Banca il 7,41%, Unicredit il 7,06%e fuori dal gruppo delle maggior i la Popolare di Milano l’ 8,32%. Sui mercati del reddito fisso ha sofferto anche la Spagna, i cui titoli decennali hanno ampliato lo spread coi Bund tedeschi di uguale scadenza in misura maggiore di quelli italiani, a 328 punti base.
Tensioni anche sull’interbancario, nonostante l’abbondante liquidità  esistente, che si sono riflesse in un generale rialzo per la struttura Euribor. Il clima di allarmi e timori sui mercati ha poi continuato a spingere le quotazioni dell’oro, il bene rifugio per eccellenza che ieri ha segnato l’ennesimo record a 1.624 dollari per oncia. E, in attesa degli sviluppi sul debito Usa, il dollaro si è indebolito sull’euro, ieri a 1,44.


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